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Le città, laboratorio di democrazia

12 Giu 2017 — 03 Lug 2017, ore 00:00

incontri sul governo a scartamento civico

Nel 1996, durante i lavori preparatori della Conferenza Habitat II, promossa dall’agenzia Habitat-Nazioni Unite e tenutasi a Istanbul, Jordi Borja e Manuel Castells presentarono un rapporto in cui si sottolineava che «le città stanno assumendo un ruolo sempre più importante nella vita politica, economica, sociale, culturale e mediatica».
Già vent’anni fa l’analisi metteva dunque in luce la ripresa del protagonismo urbano nel bel mezzo del fenomeno di globalizzazione/mondializzazione: le città diventavano agenti primari nell’opera di governance, fuoriuscite ormai dalle tradizionali coordinate di governo Stato-nazione.
La fine del XX secolo era inoltre il momento in cui emergeva la proposta di pensare la città come luogo rifondativo della democrazia, in cui i sindaci eletti direttamente dai cittadini si facessero garanti di un rinnovato pactum societatis. Le città dunque come baluardo di resistenza, nell’ulteriore aggravarsi del processo di passaggio dalla post-democrazia alla “Democratura”, intesa come prosciugamento delle regole democratiche, ridotte a un guscio vuoto all’interno del quale crescono derive autoritarie.Sicché, se in passato il punto di osservazione era quello del governo dei flussi sovra-nazionali, in età globalizzata, ormai da tempo, il focus è venuto spostandosi su quello della rifondazione di democrazia a partire dalla dimensione urbana: le città come ultima difesa e ultima speranza. E’ stata Londra ad opporsi alla Brexit e sono state New York, Boston, Seattle e tutte le città californiane l’epicentro dell’opposizione a un Trump eletto dall’America profonda e rurale, quantitativamente minoritaria.
L’anno cruciale è stato il 2011, con l’apparizione planetaria del fenomeno dell’indignazione riprodotto in centinaia di accampamenti cittadini, dalla madrilena Puerta del Sol al Zuccotti Park di New York, in cui le istanze di riappropriazione dei diritti di cittadinanza si sposavano alla militanza urbana.Le analisi più recenti presentano tesi simili, con accenti più diversi: vuoi come cambiamento politico attraverso rivoluzioni nel modo di pensare, maturate nella dimensione urbana; vuoi come conquista dell’autogoverno; o come momento di aggregazione e reciproco riconoscimento all’insegna del siamo il 99 per cento; oppure ancora come resistenza urbana potenziata dalle interdipendenze, attraverso network di città su scala mondiale. Analisi diverse ma tuttavia convergenti sempre nell’affermazione della politica democratica, a fronte dell’avanzante demagogia, e sempre indicando nello spazio urbano il punto primario di opposizione e scontro, in cui trova affermazione l’istanza a difesa della società.

Oriol Capdevila Arùs

Oriol Capdevila Arùs

La forma urbana Lo Studio MBM Arquitectes, fondato da Josep Martorell e Oriol Bohigas nel 1951, ai quali nel 1962 si aggiunge David Mackay e nel 2000 Oriol Capdevila e Francesc Gual, ha progettato e realizzato negli ultimi sessant’anni più di 1000 progetti di architettura, urbanistica e design. I grandi progetti, o quelli che si realizzano all’estero o lontano da Barcellona, vengono sempre realizzati in collaborazione con architetti/ingegneri locali. Questa capacità di adattarsi alle differenti realtà culturali ed economiche è stata portata a termine con successo in progetti in Messico, Francia, Germania, Italia, Brasile. La dimensione etica di MBM si esprime nella sua passione per la città ed è una chiave di lettura dello studio catalano. Il progetto non è concepito come opera d’arte, come fatto isolato ed avulso dal senso del luogo. La loro concezione corrisponde all’etica del fare a servizio della città e dei cittadini. Questo significa dare priorità assoluta allo spazio pubblico. Ogni opera dialoga con la città e questa è insieme spazio pubblico e spazio privato, ma soprattutto spazio urbano. Oriol Capdevila Arus lavora sin dal 1990 con MBM Arquitectes come Capo Progetto e collabora in diversi progetti: Villaggio Olimpico, Barcellona 1992; Centro Congressi a Lloret de Mar, Girona; Lungomare di Salerno; Bute Avenue a Cardiff, Galles; Lungomare di Rio de Janeiro, Brasile. Dal 2000 è divenuto socio dello Studio, ed è responsabile, insieme a Oriol Bohigas, dei progetti che lo studio realizza in Italia a Salerno, Catania, Parma, Falconara, Molo di Bari, Pescara solo per citarne alcuni. 

12 Giugno 2017, ore 17.45

Paolo Veneri

Paolo Veneri

Le città nei paesi dell’OCSE:crescita economica e inclusione sociale Economista presso l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD), si è concentrato sui problemi dello sviluppo urbano e regionale. Come autore ha fatto parte di numerosi report dell’OECD, tra i quali Rural-urban partnership: an integrated approach to economic development del 2013, How’s Life in Your Region (2014), e Inclusive Growth in Cities. Attualmente è inoltre dottore di ricerca in Economia presso Università Politecnica delle Marche. Rassegna Le città, laboratorio di democrazia

19 Giugno 2017, ore 17.45

Patrick Le Galès

Patrick Le Galès

Le città: laboratorio di governance Nell’orizzonte della società postindustriale le città sono al centro di una duplice tensione: da un lato tra dimensione locale e globale, dall’altro tra cooperazione e competizione.A partire da una ricostruzione del rapporto tra città e stati in Europa dal Medioevo ai nostri giorni, questa lucida analisi di Le Galès – oggi tra le massime autorità internazionali sul governo locale e le politiche urbane – mostra come le nostre città stanno cambiando, ma anche ritrovando una propria inesauribile identità.

03 Luglio 2017, ore 17.45


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