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La sfida dell’immigrazione

20 Mar 2017 — 10 Apr 2017, ore 00:00

Le politiche di integrazione in Europa
A cura di Alessandro Cavalli

Un ciclo di incontri dedicato a successi e insuccessi dell’integrazione degli immigrati nei principali paesi europei e alle risposte dell’Unione Europea.
E’ probabile che anche in futuro l’Europa possa essere meta di consistenti flussi migratori. Dopo la prima accoglienza, sapremo trovare i modi civili per integrare i nuovi arrivati nelle nostre società? Una panoramica delle esperienze di alcuni paesi e dell’Unione Europea nel suo complesso ci aiuterà ad essere meno impreparati di fronte a questa sfida.

Massimo Livi Bacci

Massimo Livi Bacci

Il futuro prossimo delle migrazioni europee Le migrazioni internazionali, in epoca moderna, si sono intrecciate con i processi di globalizzazione. Con la prima, dopo il contatto tra Eurasia e America, la popolazione Europea ha iniziato la sua penetrazione negli altri continenti, accompagnato dai flussi forzati di Africani. Con la seconda, nel secolo precedente alla fine della prima guerra mondiale, le migrazioni europee sono divenute flussi di massa. Con la terza, quella che stiamo vivendo, i flussi si sono invertiti, e l’Europa è divenuta mèta di consistente immigrazione. Forse stiamo entrando in una quarta globalizzazione, sollecitata dal “contrarsi” dello spazio planetario e all’intensificarsi dei contatti umani per motivi economici, sociali, affettivi ed altri ancora. Ma con quattro incognite: la mancanza di un governo sovranazionale dei flussi; l’intensità delle differenze economiche e sociali tra paesi; l’evolversi delle politiche nazionali, orientate a porre restrizioni alle migrazioni; l’intensità e frequenza dei conflitti generatori di ondate di profughi. Massimo Livi Bacci, fiorentino, è professore emerito di Demografia nell’Università di Firenze e socio dell’Accademia dei Lincei.Le sue ricerche hanno riguardato sia la storia demografica dell’Europa e delle popolazioni dell’America nell’epoca coloniale, sia la demografia contemporanea, con particolare attenzione alle relazioni tra dinamica della popolazione, economia e società. E’ tra i fondatori e gli animatori del sito web Neodemos, dedicato a temi demografici e di politica sociale.Tra i libri pubblicati nell’ultimo decennio, con edizioni in varie lingue, Storia minima della popolazione del mondo(6a edizione, 2015);Il pianeta stretto(2015); Amazzonia. L’impero dell’acqua(2012); In cammino. Breve storia delle migrazioni(2011); Conquista. La distruzione degli Indios americani(2006).Nel 2016 ha pubblicato un libro per ragazzi Il lungo viaggio dell’umanità. Rassegna La sfida dell’immigrazione

20 Marzo 2017, ore 17.45

Enrico Pugliese

Enrico Pugliese

Il modello mediterraneo delle migrazioni internazionali e i problemi dell’accoglienza Le politiche di integrazione dei paesi europei riflettono da un lato la storia sociale e demografica ma dall’altro anche l’impatto degli eventi geopolitici che li hanno coinvolti.Per quel che riguarda l’Europa è opportuno tener conto dell’esistenza nell’Unione di paesi di tradizionale immigrazione (Europa Nord-occidentale), di paesi di nuova emigrazione (Europa mediterranea) e di paesi di recentissima immigrazione come i paesi balcanici e in generale dell’Est.Nel primo caso i modelli sono stati diversi – assimilazionista quello francese (repubblicano), multiculturale quello britannico, rotatorio quello del Gastarbeiter tedesco – tutti con luci ed ombre dal punto di vista della capacità di favorire l’integrazione e tutti ora in crisi per effetto dei cambiamenti recenti a livello economico e sociale.I paesi mediterranei, late comers, non hanno teorizzato e tradotto in legislazione sull’emigrazione modelli di questi o di altro genere. Ecletticamente hanno perseguito politiche migratorie certamente progressiste dal punto di vista dei principi e dei valori di base, ma caratterizzate da implementation deficits dovuti anche alla complessità del nuovo quadro migratorio internazionale delineatosi nell’ultima parte del Novecento con l’accresciuta pressione migratoria da diverse aree del globo.Infine nei paesi dell’Europa dell’Est l’immigrazione, per altro recente, è stata silenziosa (come quella cinese in Romania) destando scarso interesse fino all’esplosione della cosiddetta ‘crisi dei rifugiati’ nel corso della quale si sono espressi a livello sociale profonde reazioni xenofobiche alle quali hanno corrisposto politiche di chiusura da parte dei governi accompagnate da un orientamento euroscettico.In conclusione, l’Europa. Tradizionalmente la Comunità prima e l’Unione dopo hanno tentato di promuovere politiche comuni per l’immigrazione su basi tendenzialmente progressiste, ma a volte non adeguate alle effettive necessità di integrazione, per altro in presenza di una resistenza degli stati membri rispetto alla ‘ingerenza europea’. A volte anche le resistenze hanno messo in discussione e…

27 Marzo 2017, ore 17.45

Maurizio Ambrosini

Maurizio Ambrosini

L’immigrazione oltre Lampedusa. La realtà dell’immigrazione oltre gli stereotipi Il discorso pubblico ripete ogni giorno che siamo di fronte a un fenomeno gigantesco, in tumultuoso aumento, che proverrebbe principalmente dall’Africa e dal Medio Oriente e sarebbe composto soprattutto da maschi mussulmani. I dati disponibili ci dicono invece che l’immigrazione in Italia dopo anni di crescita è sostanzialmente stazionaria, intorno ai 5,5 milioni di persone, arrivate per lavoro in un primo tempo, poi per ricongiungimenti familiari, con circa un milione di minori (IDOS, 2015) e 2,3 milioni di occupati regolari (Ministero del lavoro, 2015). Come se non bastasse, le statistiche dicono che l’immigrazione è prevalentemente europea, femminile e proveniente da paesi di tradizione cristiana.Anche sui rifugiati, rappresentazioni e dati effettivi si divaricano. In realtà l’86% delle persone in cerca di asilo trova accoglienza in paesi del terzo mondo. Meno del 10% arriva in Europa. Il Libano ha accolto più rifugiati siriani dei 28 paesi dell’UE messi insieme, con un’incidenza stimata oggi intorno ai 183 ogni 1.000 abitanti, mentre la Giordania raggiunge gli 87 su 1.000 e la Turchia i 32. Per offrire dei termini di paragone, si può ricordare che la Svezia è a quota 17, l’Italia a quota 3, con circa 180.000 rifugiati accolti a fine 2015. I termini di confronto sono 2,6-milioni per la Turchia, 1,5 milioni per il Pakistan, 1,1 milioni per il Libano, 980.000 per l’Iran, 736.000 per l’Etiopia, 664,000 per la Giordania. Eppure in Europa e in Italia predomina l’idea dell’invasione di una folla incalcolabile di richiedenti asilo. Maurizio Ambrosini è docente di Sociologia delle migrazioni nell’Università degli Studi di Milano. Insegna inoltre nell’Università di Nizza. E’ responsabile scientifico del Centro studi Medì di Genova, dove dirige la rivista “Mondi migranti” e la Scuola estiva di Sociologia delle migrazioni. E’ autore, fra vari altri testi, di Sociologia…

03 Aprile 2017, ore 17.45

Laura Zanfrini

Laura Zanfrini

Il rapporto tra l’Europa e l’immigrazione è da sempre segnato dalla compresenza di istanze di inclusione e di istanze di esclusione.Tale tensione si manifesta, emblematicamente, attraverso tre paradossi: a) il tentativo di tenere insieme l’obiettivo della limitazione dei nuovi ingressi con quello dell’integrazione dei migranti già presenti; b) il tentativo di tenere insieme la prospettiva economicistica, che tradizionalmente ne ispira le politiche migratorie, con la logica dei diritti, che ha portato alla progressiva equiparazione tra cittadini e stranieri, dal punto di vista formale, nell’accesso a un ampio pacchetto di opportunità; c) il tentativo di tenere insieme, nella definizione dei confini della comunità politica e della cittadinanza, la logica particolaristica, erede delle ideologie nazionalistiche, con quella universalistica, ispirata al principio dell’uguaglianza e della pari dignità di tutti gli esseri umani. Come verrà illustrato nella relazione questi tre paradossi si confermano essere altrettanti “nodi” per comprendere le politiche per l’integrazione e le loro ambivalenze. Laura Zanfrini è attualmente Professore Ordinario presso la Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica, dove insegna “Sociologia delle migrazioni e della convivenza interetnica” e “Organizzazioni, ambiente e innovazione sociale”.È inoltre il direttore scientifico del Centro di ricerca WWELL (Work, Welfare, Enterprise and Lifelong Learning) e della Summer School “Mobilità umana e giustizia globale”, e coordinatore del percorso di laurea magistrale in “Gestione del lavoro e direzione d’impresa”.Collabora con la Fondazione ISMU – la più importante istituzione scientifica italiana impegnata sui temi delle migrazioni e della convivenza interetnica – fin dalla sua creazione, agli inizi degli anni novanta, occupandosi in particolare del coordinamento del Centro di Documentazione e del Settore Economia e Lavoro.L’assidua frequentazione del tema delle migrazioni internazionali è inoltre attestata dai numerosi interventi a convegni e seminari di studio in Italia e all’estero, dalla partecipazione al Comitato scientifico delle riviste “Studi Emigrazione”, “Mondi Migranti”, “Revista…

10 Aprile 2017, ore 17.45


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