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Fondazione Palazzo Ducale Genova
Roberto Mancini, Phd in Storia sociale dell’Europa moderna e contemporanea, insegna attualmente Storia politica e sociale dell’Italia moderna presso l’Università di Middlebury, ha al suo attivo una lunga esperienza come docente in Italia e all’estero (Università Iuav di Venezia, Università Luigi Gurakuqi di Scutari d’Albania) e una cospicua attività di ricerca. Si è soprattutto interessato di storia sociale e della cultura in età moderna e contemporanea. Dirige il centro culturale Téchne. Arti e culture dell’industria in Toscana ed è fondatore e co-direttore del CSR e della casa editrice All’insegna del Mare. Tra i suoi scritti si ricordano qui solo alcune delle sue monografie: I guardiani della voce. Lo statuto della parola e del silenzio nell’Occidente Medievale e moderno, Roma, Carocci 2003; La trama del tempo. Reti di saperi, autonomie culturali, tradizioni (a cura), Roma, Carocci 2008; La lingua degli dei. Il Silenzio dal mondo antico al Rinascimento, Vicenza, Angelo Colla Editore 2009; Infedeli. Esperienze e forme del nemico nell’Europa moderna, Firenze, Nerbini 2013; Il martire necessario. Guerra e sacrificio nell’Italia contemporanea, Pisa, Pacini 2015; I Franchetti, Storia di una famiglia e una nazione tra pragmatismo e utopia, Roma-Macerata, Quodlibet 2022. Con Franco Cardini, Hitler in Italia. Dal Walhalla a Ponte vecchio, Bologna Il Mulino 2020 e Portolano Mediterraneo. La storia come avventura, Roma, All’Insegna del Mare 2020.
L’esercizio del silenzio. Storia di una pratica di potere
Nella società occidentale il silenzio è una condizione ambigua e problematica, auspicabile e pericolosa. Tutti si preoccupino – ebbe a scrivere Ignazio di Loyola quasi tirando le fila di una imponente tradizione culturale – di custodire con ogni diligenza le porte dei sentimenti, stando sempre attentissimi a quando convenga parlare. Dai tempi dell’imperatore bizantino Costantino VII Porfirogenito a quelli in cui prosperarono le città comunali italiane, per giungere alla piena età moderna – secondo linee di continuo recupero, riscrittura, riadattamento – si registra un fitto intrecciarsi di regole, precetti, consigli sul silenzio. Il monarca, il podestà, il giudice, il confessore, il “buon cittadino”, il giovane beneducato … tutti sono tutti vincolati a rigide norme vocali che finiscono per far collimare l’esercizio del silenzio con l’esercizio del potere.