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Fondazione Palazzo Ducale Genova

Tappa 6 – Palazzo “del Melograno”
piazza Campetto, 2

Noto come “del Melograno” per l’alberello che spunta ancora sul timpano del portale, il palazzo è posto ad angolo tra piazza Campetto e via di Soziglia, strada che porta il nome di un corso d’acqua presente quando l’area era ancora fuori dalle mura e successivamente coperto. Vi era un isolotto, sbancato con un dispendio di ben 50 mila scudi d’oro, intervento che per la sua entità viene segnalato nel diario di Giulio Pallavicino (tappa 37). La costruzione della dimora si deve a Ottavio Imperiale, figlio di Vincenzo (tappa 4), tra il 1586 e il 1589. L’edificio mostra il raffinato carattere della nuova architettura tardo rinascimentale (e di questa famiglia di committenti).

Rubens, colpito da come i genovesi sapessero fondere le attività residenziali e di rappresentanza con quelle commerciali, lo inserisce nel suo volume Palazzi di Genova (1626 circa): al piano terreno vi erano infatti nove botteghe e ai livelli superiori, magnifici spazi abitativi.

Il proprietario indicato da Rubens era Ottavio Sauli, figlio del doge Lorenzo (in carica nel momento del primo passaggio del pittore nell’ottobre 1600), ricchissima famiglia della “nobiltà nuova”, finanzieri e banchieri (tappa 38). Sauli era anche un fine collezionista che, pur non avendo opere di Rubens, possedeva capolavori, per esempio due tele di Orazio Gentileschi, oggi in uno dei più importanti musei del mondo (Los Angeles, Getty Museum).

Per linea ereditaria femminile la dimora passa a fine Seicento ai De Mari, ai quali si devono le belle decorazioni tardo seicentesche, incluse però in spazi privati.

Attraversando il piano terra dell’attuale store c’è una sorpresa: una monumentale fontana tardo seicentesca con uno strepitoso Ercole scolpito dal maggiore interprete in scultura del barocco genovese, Filippo Parodi.


Genova per Rubens. A Network, l’itinerario