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Fondazione Palazzo Ducale Genova
Davide Bigalli dal 1987 è stato ordinario di Storia della Filosofia presso l’Università di Bari prima, e poi dal 1996 presso quella di Milano. Attualmente in pensione, vive a Bologna. Dopo iniziali interessi di studi medievali ha spostato il suo ambito di ricerca sul mondo iberico e su quello portoghese, di cui ha studiato l’età rinascimentale. Sempre più accentuata attenzione per il fenomeno del profetismo e del messianismo lusitani, lo hanno condotto a esaminare le dottrine sebastianiste e del Quinto Impero, in particolare nel gesuita secentesco António Vieira, di cui ha curato l’edizione italiana di un’opera profetica. Affianca agli interessi per il mondo portoghese lavori sul pensiero contemporaneo italiano, nei suoi rapporti con l’esoterismo.
Bibliografia: I Tartari e l’Apocalisse. Ricerche sull’escatologia in Adamo Marsh e Ruggero Bacone, Firenze 1971; Filosofi senza contratto: i nouveaux philosophes, Bologna 1978; Immagini del principe. Ricerche su politica e umanesimo nel Portogallo e nella Spagna del Cinquecento, Milano 1985; Millenarismo e America. Nascita del Nuovo Mondo o fine dell’Antico?, Milano 2002; Amazzoni sante ninfe. Variazioni di storia delle idee dall’Antichità al Rinascimento, Milano 2006; Il mito della terra perduta. Da Atlantide a Thule, Milano-Roma 2010; il ritorno del re. Artù, Sebastiano e Ras Tafari, Milano-Roma 2011, Un’altra modernità, Milano 2011.
Numerosi saggi su riviste e volumi miscellanei.
Vita plurima di Sebastiano Re di Portogallo.
Per una storia del sebastianesimo
Il 4 agosto 1578 nella battaglia di alQasr elQebir, in Marocco, morivano Sebastiano I e grande parte della aristocrazia portoghese. La notizia arrivò a Lisbona con molti giorni di ritardo e venne taciuta per i gravi problemi ingenerati al regno. Quando venne divulgata fu immediatamente denegata. Si operò un processo di rimozione, che – fondandosi su un preteso mancato ritrovamento del cadavere del sovrano – immerse la vicenda luttuosa in un’atmosfera mitica: Sebastiano non era morto, ma viveva nascosto per un periodo di purificazione e penitenza, donde sarebbe ritornato per ricondurre il Portogallo alla antica gloria. Con un intreccio dei tempo storici, confluivano nella nuove speranze antichi temi leggendari della storia portoghese fin dalla fondazione del regno, ripresi da un messianismo di matrice ebraica, che si fondevano con le leggende celtiche del Re Pescatore, del Re Dormiente, di Merlino e di Artù. L’attesa del Re Nascosto da un lato favoriva il proliferare di impostori e dall’altro veniva costituendo un complesso leggendario dove la frustrazione della storia portoghese veniva individuando una ragione di riscatto: il sebastianismo. Il fenomeno doveva nutrire i sogni di indipendenza del regno lusitano dall’annessione ala Castiglia. Con António Vieira il mito si sgancia dalla aderenza alla figura di Sebastiano e diviene l’attesa del re del Quinto Impero, un regno messianico di matrice portoghese che dominerà il mondo e aprirà un’era di pace universale. Il sebastianismo come sogno di riscatto percorre tutta la storia del paese, nutrendo la resistenza antinapoleonica e trovando espressione nella letteratura lusitana: in Teixieira de Pascoaes, in Gomes Ferreira e soprattutto in Fernando Pessoa che ne farà uno dei motivi fondanti della sua lettura esoterica della storia del Portogallo, nel poema Mensagem. Ma il sebastianismo, inteso come rinascita morale del Portogallo, abita anche autori coma Natalia Correia, esponente della opposizione al salazarismo, registi, come Manoel de Oliviera e musicisti come Sérgio Godinho. Il sebastianismo si presenta anche in Brasile, nel folklore, ma anche alla radice di movimenti di insorgenza nel Nordeste e nell’esperienza dei cangaçeiro Lampião, ai primi del XX secolo. È alla base delle creazioni cinematografiche del cinema novo di Glauber Rocha.