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Fondazione Palazzo Ducale Genova
Annalisa Moschini e Diletta Nicosia
a cura di Clelia Belgrado e Benedetta Donato
16 novembre – 1° dicembre 2019
Sala Dogana
Ingresso libero
Inaugurazione 15 novembre, ore 18
Orario: 15-19.30 dal martedì alla domenica
Due autrici, due differenti visioni e approcci per una partita a scacchi immaginaria, che si disputa attraverso l’escamotage del ciò che sembra, ma non è come appare.
In questo percorso ci troviamo di fronte a due narrazioni che interpretano luoghi, attraverso coordinate precise, costituite dalle reinterpretazioni di Annalisa Moschini e Diletta Nicosia. Ogni fotografia mostra tracce di mondi esteriori ed interiori agli antipodi, dove il comune denominatore è percettibile nella scelta di ritrarre i luoghi, al di là della loro evidente destinazione specifica.
Un tema che abbiamo imparato a conoscere dalle teorie di studiosi come Marc Augé, grazie al quale rintracciamo una definizione precisa del concetto di luogo.
Per Augé deve possedere tre caratteristiche fondamentali: deve essere identitario, tale da contrassegnare l’identità di chi ci abita; relazionale, che individui cioè i rapporti reciproci tra i soggetti, in funzione di una loro comune appartenenza; e infine storico, deve cioè ricordare all’individuo le proprie radici. Caratteristiche mancanti agli spazi che ci circondano, in particolar modo a quelli deputati al transito, al trasporto e al tempo libero, dove le persone sono di passaggio, vi sostano brevemente, ma nessuno in realtà li abita.
Allo stesso modo, spostandoci in ambito prettamente visivo e prendendo come riferimento un autore quale Guido Guidi, ci soffermiamo sull’apparire dei luoghi: si iniziano a fotografare spazi e oggetti esclusi da ogni attribuzione di significato e quindi si amplia notevolmente il terreno dell’osservabile e dell’immortalabile, evidenziando gli aspetti spesso contraddittori che compongono la contemporaneità.
In entrambi i percorsi – teorico e visivo – si sottolinea un’ambivalenza insita per natura nel paesaggio, come contenitore di segni difficili da definire e decodificare, perché frutto di continue stratificazioni, che modificano il senso del luogo e che, per mezzo della fotografia, divengono intercettabili ed evidenti, in molteplici ed inaspettate sfaccettature.
E’ il caso della doppia prospettiva offerta dalle due autrici protagoniste di questa narrazione che, partendo da istanze diverse per vissuto ed esperienze individuali, formazione, ricerca e percorso, diventano compatibili, donando spunti interessanti alla riflessione sulla metamorfosi dei luoghi, sulla loro reinterpretazione, ai fini di una comprensione più profonda della funzione contemporanea assunta da questi ultimi, tramite inediti punti di vista.
In Fun di Annalisa Moschini, i luoghi del divertimento assumono la veste di «centri di contenimento». Tutti gli elementi riconducibili alla coadiuvazione del gioco, diventano strumenti di costrizione ed inclusione forzata. Il rigore, il taglio e il colore delle immagini, sono strumenti abilmente utilizzati dall’artista, per enfatizzare le evidenti contraddizioni tra contenitore e contenuto. Si assiste ad una perturbazione dell’ambiente abitualmente percepito come libero, spensierato e aperto, da cui scaturisce inevitabilmente una domanda sul senso e sulla funzione dello spazio.
Ne I Quotidiani non luoghi proposti da Diletta Nicosia, i luoghi di passaggio e di sosta, generalmente occlusivi e indipendenti tra loro, vengono ripresi istintivamente e qui diventano gradevoli, perché caratterizzati dall’individuazione di elementi sequenziali, comuni e coerenti, come ad esempio le geometrie sinuose o la scelta di colori tenui, offrendo un risultato esteticamente godibile e accattivante, di uno spazio che per sua definizione nasce chiuso, contenitivo, limitante e privo di appeal, e che ora diviene accogliente e rassicurante.
Nel gioco delle apparenze, ogni luogo viene mostrato per il suo esatto contrario, denotando la perdita della sua essenza e funzione primaria.
Le due prospettive colgono fattori non concreti e impalpabili, come l’assenza e l’immobilità che, da un lato vengono restituite con la riflessione socio-antropologica sul senso odierno dei luoghi aperti e deputati alle attività ludiche del tempo libero, dall’altro si palesa attraverso l’escamotage estetico di ambienti chiusi e destinati alle pause tra un’attività e la successiva.
La particolarità dei punti di vista consente di muoversi dalla profondità alla superficie dei luoghi riportati, ipoteticamente identificati come familiari e ora irriconoscibili, in quanto generatori di senso di spaesamento, rispetto alla tradizionale e diffusa percezione.
Non sono mondi immaginari, sono luoghi fisici e reali, mostrati come appaiono in modo nuovo, curioso e inquietante nelle due visioni opposte e inaspettatamente allineate.
© Benedetta Donato, 2019
Link photopress: https://www.dropbox.com/sh/04pi9fvv1t79adz/AACSAzN7ZVHHpiHWgKL22yeSa?dl=0
Note Biografiche Autrici
Annalisa Moschini
nata a Parma, risiede a Milano appartiene alla Generazione Y
Studia a Firenze laureandosi in Progettazione e Gestione di Eventi ed Imprese dell’Arte e dello Spettacolo (PROGEAS), con tesi sperimentale in cinematografia dal titolo “L’espressione attraverso la censura: Skazka Stranstvij di Aleksandr Mitta”.
Professor Alessandro Bernardi, voto 110 e lode e dignità di pubblicazione.
Prosegue gli studi a Milano presso la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) frequentando il biennio di Arti Visive, dove si specializza in fotografia con Francesco Jodice. Tesi sperimentale in cinematografia dal titolo “La regia come pratica curatoriale del presente: Danny Boyle e la nascita del cinema contemporaneo”.
Professor Marco Scotini, voto 110 e lode e dignità di pubblicazione.
Riconoscimenti
Il libro fotografico ALEKSANDRA (2016) viene selezionato a Fahrenheit 39, festival dell’editoria indipendente (Ravenna).
Il cortometraggio I miei colori (2016) vince la categoria miglior film al concorso “Un’opera per Giuseppe Pinelli”.
Il cortometraggio Blu reale (2018) viene selezionato al Milano Movie Week.
Pubblicazioni
L’inverno (Edizioni Campanotto, 2017) è un romanzo minimale, situato al di fuori della narrativa classica sia per contenuto che per intento. E’ l’unica opera che mai esporrà
la parabiografia dell’artista. Include una conversazione con Paolo Barozzi
Diletta Nicosia
nata a Genova il 31 luglio 1990.
Durante gli studi universitari, inizia a dedicarsi alla fotografia.
Nel 2014 supera con successo la selezione per entrare a far parte del corso per
fotografi di scena presso l’Accademia del Teatro alla Scala di Milano. Durante questo
periodo di formazione ha l’opportunità di scattare in altri prestigiosi teatri milanesi, tra
i quali: il Piccolo Teatro Strehler ed il Teatro degli Arcimboldi.
Frequenta il Corso Superiore Biennale presso l’Istituto Italiano di Fotografia a Milano,
dove ha modo di approfondire ulteriori tecniche: dallo still life alla ritrattistica, dal
reportage alla fotografia di moda.
Attualmente lavora tra Milano e Genova, come fotografa freelance dedicandosi
principalmente allo still life, alla food photography e alla fotografia di scena. Prosegue
il suo percorso personale di ricerca, partecipando a diversi progetti espositivi con
mostre monografiche e collettive.
Gennaio-Febbraio 2017
Master Adobe Photoshop
Espéro Milano Master in Photoshop e Visual Design con superamento esame ACA
(Adobe Certificate Associate)
Ottobre 2014-Settembre 2015
Diploma secondo anno Corso Biennale Superiore presso l’Istituto Italiano di Fotografia
a Milano come fotografa professionista
Febbraio 2014-Luglio 2014
Master presso l’Accademia del Teatro alla Scala di Milano in fotografia di scena; storia
del teatro; storia della fotografia – Diploma Regione Lombardia Arti e Mestieri dello Spettacolo
Principali Esposizioni
Marzo 2018, Galleria Meravigli, Milano
Mostra personale in collaborazione con il quotidiano Il Giornale e il magazine
specializzato Eyesopen!
Febbraio 2017, Satura Art Gallery, Genova
Mostra doppia personale “Usa e Getta”, a cura di Andrea Rossetti
Aprile 2016, Spazio Artelier, Palazzo Ducale, Genova
Mostra doppia personale “Genova, ruvida poesia”, con Mattia Ciafardo
Maggio 2015, Teatro Litta, Milano
Mostra collettiva “Fotografie di teatro”, inserita all’interno del Photofestival
Giugno 2014, MaMoLab, Arles
Mostra collettiva “Fourthinee”, Fotografie Teatro alla Scala, inserita all’interno del
circuito OFF del festival Les Rencontres d’Arles 2013
Pubblicazioni
Un colle, un transatlantico e un nome. Tre storie sul porto di Genova, di Beatrice
Moretti, Sagep Editori
Progetto fotografico a cura Diletta Nicosia
Playboy mensile 2 anno 1 Settembre 2015
Pubblicazione fotografia per concorso dal titolo “ Il Divinismo”
Progetto in collaborazione con l’Istituto Italiano di Fotografia