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Fondazione Palazzo Ducale Genova

dal 3 giugno 2024 al 7 gennaio 2025, Casa Luzzati

Il Medioevo è un filo rosso nell’arte di Lele Luzzati e l’esposizione inaugurata il 3 giugno 2024, per celebrare come ogni anno la data di nascita del Maestro, ne è un esempio tangibile. Da Dante a Jacopo da Varagine, da Boccaccio ad Ariosto, da Tasso a Boiardo e poi ancora Cristoforo Colombo, Marco Polo, i paladini: sono tantissimi i temi e i personaggi medioevali affrontati da Luzzati nella sua carriera di scenografo e costumista, illustratore e scrittore, ceramista e decoratore, autore di teatro e cinema d’animazione (ben due volte candidato all’Oscar).
E ci sono le città, prima fra tutte la sua Musa, Genova, che sarà esposta in varie raffigurazioni medioevali e poi Roma, Gerusalemme, Napoli, Venezia… Le loro architetture storiche, la loro storia, i loro protagonisti. 
Una esposizione che non può tralasciare anche il contributo che Luzzati diede al cinema, a cominciare dalla sigla animata realizzata per ”L’armata Brancaleone” di Mario Monicelli (1966). Una mostra approfondita sul Medioevo che comprende anche opere di altri grandi artisti, a cominciare dal mirabile ciclo di 15 ceramiche policrome di Umberto Piombino dedicate a Cristoforo Colombo, concesse gentilmente da ERG a titolo gratuito per la realizzazione dell’esposizione.

Il Medioevo fantastico di Lele Luzzati
Via Caffaro. L’infatuazione di Lele Luzzati per il Medioevo era implicita sin dal nome della via in cui era nato, da dove sarebbe stato costretto a migrare a seguito delle leggi razziali e dove sarebbe tornato per concludervi la propria esistenza. Caffaro di Caschifellone – autore dei primi annali genovesi – non sarebbe mai apparso nelle sue opere ma avrebbe aleggiato come un nume tutelare in quelle più specificamente “medievali”, attraversanti, come un filo rosso, l’intera sua vicenda umana e artistica. Luzzati guardava al Medioevo come al suo Oriente: laddove quest’ultimo non era che l’altrove nello spazio, il primo ne rappresentava l’altrove nel tempo. Il suo orizzonte, tuttavia, non era meramente onirico bensì reale, concreto, fatto di mercanti e navigatori, damigelle e cavalieri, di mura e palazzi, di lance e di spade. Un Medioevo fantastico, nella misura in cui, lungi dal rifugiarsi in un universo metafisico, ne consentiva, piuttosto, la comprensione più attenta, dando sostanza ai profondeurs di cui palava Jacques Le Goff, i sentimenti, le emozioni, gli atteggiamenti mentali, che in quello risaltavano massimamente. È in questo senso che le sue città medievali – a partire da Genova, la «migliore Musa», ma senza tralasciare Gerusalemme, Roma, Napoli, Venezia – prendevano vita, animandosi di paladini e avventurieri, santi e mercanti: da Marco Polo a Cristoforo Colombo, passando per Dante, Boccaccio e Francesco d’Assisi. Figure iconiche, potremmo dire, mescolate alla gente comune, al mondo dei mestieri, in uno spazio-tempo alternativo ma presente qui e ora. Un Medioevo luminoso e drammatico. Un Medioevo «gentile, ironico e stilizzato», nelle parole di Mario Monicelli. Un Medioevo ch’è tutto colore. Un Medioevo attento alla dimensione del racconto. Un Medioevo cristiano – a prescidere dagli affondi sulla Cabala, sapienza antica e misteriosa – letto attraverso gli occhi di un ebreo del Novecento. Un Medioevo offerto, ora, ai suoi concittadini e a tutti coloro che vorranno ripercorrerne l’avventura. 

Antonio Musarra, Sapienza Università di Roma

Ingresso libero

giovedì e venerdì, ore 15 – 19; sabato e domenica, ore 10 – 19