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Fondazione Palazzo Ducale Genova
Emiliano Mancuso. Una diversa bellezza
Attenzione: con il decreto legge del 12 marzo chiudono i musei e anche le mostre di Palazzo Ducale fino al 6 aprile
Una diversa bellezza, la mostra e il libro, sono un omaggio a Emiliano Mancuso, fotografo, regista e tanto altro.
Il titolo, preso in prestito dal testo di Domenico Starnone, introduce la prima parte del volume, Terre di Sud, oggetto di questa esposizione e sua prima esperienza fotografica.
La mostra in Sala Liguria presenta circa 70 fotografie, realizzate dal 2000 in poi, con un approccio spontaneo e contaminato dalla fotografia di strada. Queste immagini mostrano i protagonisti di incontri casuali, volti ed espressioni che ci accompagnano in un Paese dolente, senza illusioni, in un perenne oscillare tra la conferma dello stereotipo e la cartolina malinconica.
All’inizio, durante i suoi primi brevi viaggi, l’autore realizza semplici istantanee. Non c’è ancora consapevolezza nel suo sguardo, ma già si coglie quella sua straordinaria capacità di relazione con l’altro, chiunque esso sia, spesso parte di un’umanità occasionale, talvolta reietta.
Mancuso si avvicina, abita i luoghi, partecipa e diventa complice. Un’empatia naturale segna la sua visione e la addolcisce: sempre clemente, mai giudicante, forte di una sensibilità e di un’energia affettiva che gli permette di accogliere ed essere accolto.
Terre di Sud è un progetto lungo, durato ben otto anni, durante i quali la fotografia diventa un mezzo per osservare la realtà che lo interessa, quella delle persone che vivono ai margini della società o in difficoltà a cui l’autore attraverso le immagini dà voce. Consapevole della forma imprecisa dei suoi lavori, con grande umiltà svolge il compito per lui più importante: essere in relazione. Non si concentra sulla forma estetica del linguaggio visivo. Entrare nelle vite degli altri è già per lui un successo.
In questa esposizione, dal titolo Una diversa bellezza, il progetto Terre di Sud viene ora riproposto completamente rivisitato: un affresco antropologico, luminoso e gioioso, in cui convivono i caratteri del nostro Paese che, attraverso la fotografia di Mancuso, si arricchiscono di tante sfumature.
C’è una sorta d’ingenuità disarmante e, nello stesso tempo, una solida convinzione in questo suo lavoro. C’è la sua sensibilità mentre disegna i protagonisti che sceglie per raccontare il Paese. La politica, l’economia, la macro-storia sono sempre filtrate dalla micro-storia dei singoli. Vite vissute e testimoniate in prima persona. E con candore, con intrepida audacia, assistiamo allo scorrere di un tempo narrato con compassione rara.