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Fondazione Palazzo Ducale Genova
Le opere di Gardella sostanziano difatti una concreta riflessione disciplinare, nella quale si può cogliere il tentativo di interpretazione del contesto urbano attraverso il progetto di architettura. In questa chiave di lettura ogni edificio, e in generale l’intera opera gardelliana, acquista una straordinaria rilevanza in relazione alla capacità di incidere e trasformare la città in un reciproco scambio tra gli elementi della costruzione dell’architettura e la morfologia urbana.
Le diverse sezioni della mostra illustrano le città dove l’architetto ha operato nel corso della sua lunga carriera, individuandone il fulcro caratterizzante nel rapporto tra architettura e contesto urbano.
Alessandria, Milano, Genova e Venezia emergono come i luoghi privilegiati di una produzione ampiamente diffusa sul territorio italiano. Queste città mostrano i segni di stratificazioni e memorie, culturali e fisiche, che l’architetto interpreta ben oltre i confini di un ritrovato rapporto tra architettura contemporanea e “preesistenze ambientali”.
Le città e la loro storia costituiscono quindi, nell’ipotesi della mostra, lo scenario di una riflessione progettuale che, partendo da istanze disciplinari convenzionali e condivise, muove verso un territorio del tutto originale, quanto culturalmente legittimato.
Informazioni utili
Prezzi:
intero € 7,00
ridotto € 5,00
scuole € 3,00
Direzione scientifica:
Rafael Moneo
Cura e coordinamento:
Marco Casamonti
Progetto di allestimento:
Marco Casamonti – Archea Associati con Eleonora Burlando e Riccardo Miselli
Comitato scientifico:
Gloria Bianchino, Marco Casamonti, Aurelio Cortesi, Bruno Gabrielli, Iacopo Gardella, Rafael Moneo, Antonio Monestiroli, Giorgio Pigafetta, Franz Prati, Michela Rosso, Luciano Semerani, Benedetta Spadolini
Curatori stanze:
“Prologo” a cura di Michela Rosso;
“Alessandria” a cura di Marco Casamonti con Guido Montanari;
“Milano” a cura di Antonio Monestiroli con Federico Bucci e Stefano Guidarini;
“Genova” a cura di Bruno Gabrielli con Simona Gabrielli;
“Venezia” a cura di Luciano Semerani con Antonella Gallo;
“Vicenza” a cura di Daniele Vitale con Angelo Lorenzi
Catalogo:
Electa, Milano
Organizzazione:
DIPARC (Dipartimento di Progettazione e Costruzione dell’Architettura), Palazzo Ducale
Segreteria organizzativa:
DIPARC, Eleonora Burlando, 0102095867, 3393903606
Sezioni della mostra
Le sezioni della mostra, affidate a diversi curatori, sono così individuate:
1 Prologo
La trasmissione di un sapere: la genealogia degli ingegneri e degli architetti della famiglia Gardella. a cura di Michela Rosso
Il nome di battesimo di Ignazio Gardella è Mario. Ancora studente inizierà a firmarsi col nome del bisnonno, una scelta che mostra la volontà di tracciare una propria personale genealogia, selezionando attentamente alcuni elementi della propria storia famigliare e legandosi idealmente alla figura dell’architetto genovese allievo e collaboratore di Carlo Barabino. La ricostruzione tentata di una tradizione radicata nella storia famigliare consente di rivedere una lettura consolidata del lavoro di questo architetto, alla luce cioè di un diverso concetto di tradizione, sostanziato dall’eredità culturale che si tramanda di padre in figlio. Un tema strettamente intrecciato alle strategie di rappresentazione dell’architetto e del suo lavoro, di cui sono testimonianza, oltre ai progetti e alle realizzazioni, i libri della biblioteca di famiglia come i ritratti, le sculture, le fotografie, i diari e gli appunti.
2 Alessandria
Casa Borsalino (1948-52), Dispensario antitubercolare (1933-38). a cura di Marco Casamonti con Guido Montanari
Alessandria come tappa fondamentale nel percorso progettuale di Gardella, rappresenta il luogo nel quale l’architetto matura la ricerca di nuove forme espressive modulate e relazionate al fervore culturale del razionalismo italiano intorno agli anni trenta. Su queste istanze l’architetto innesta elementi della tradizione locale che si intrecciano al rigoroso vocabolario del Moderno – come nel Dispensario antitubercolare – o modificano la consuetudine morfologica del”palazzo di città” che – nella Casa Borsalino – assume, con il grande aggetto di copertura e l’estroflessione della superficie di facciata, il ruolo assegnato storicamente ai movimenti della plastica ornamentale.
La struttura urbana di Alessandria si rivela conseguentemente come un sistema remoto di referenze che suggeriscono strategie alternative di intervento e quindi territorio nel quale sperimentare nuovi approcci progettuali verificati, attraverso il cantiere, nell’opera costruita.
3 Genova
Casa di Colombo (1955), Facoltà di Architettura (1975-89) a cura di Bruno Gabrielli con Simona Gabrielli
La centralità dell’apporto di Gardella a Genova deve essere conosciuta attraverso una rivisitazione del clima culturale di questa città negli anni cinquanta e sessanta, quando Caterina Marcenaro, direttore dell’Ufficio Belle Arti del Comune chiamò a lavorare a Genova Franco Albini e Gardella, attraverso Giovanni Romano. Un racconto per frammenti attraverso un’insieme di immagini inedite, documenti e testimonianze e la scelta di due progetti significativi: uno, inedito e curioso, riguarda la Casa di Colombo (1954) e il secondo, assai noto è il Piano Particolareggiato di San Silvestro-San Donato (1968) dal quale nasce il progetto del Complesso della Facoltà di Architettura. A corollario altri progetti di Gardella a Genova e in Liguria.
4 Milano
Torre in Piazza del Duomo (1934), Casa al Parco (1947-48), Palazzo per Uffici Alfa Romeo, Arese (1968-72) a cura di Aurelio Cortesi e Antonio Monestiroli con Federico Bucci, Francesco Fallavolita e Stefano Guidarini
La sezione presenta un approfondimento dedicato al lavoro di Ignazio Gardella, nel contesto milanese e lombardo, attraverso un punto di vista critico organizzato in due parti. Nella prima, al centro della sala, sono esposti i materiali relativi a tre opere “manifesto” dell’architetto, che rappresentano tre diversi periodi della sua lunga carriera: il progetto per la torre in piazza del Duomo (1934), la Casa al parco (1947-48) e il palazzo per uffici dell’Alfa Romeo a Arese (1968-72).Mentre la seconda parte, collocata lungo il perimetro della sala, intende dimostrare – attraverso un confronto con le opere di altri maestri della stessa generazione, come Albini, i BBPR, Luigi Figini e Gino Pollini – il ruolo fondativo di Gardella nella cultura architettonica milanese.
5 Venezia
Casa alle Zattere (1953-62) a cura di Luciano Semerani con Antonella Gallo
La prima Casa delle Zattere è analoga alla Casa del Parco di Milano ma, a Venezia, Gardella si incontra con la luce riflessa nell’acqua, il cromatismo dei materiali, l’ornamento nei dettagli, l’orizzonte urbano veneziano. Il primo tema è La facciata. Poi L’ornamento, in quanto materia (la pietra, il coccio pesto), colore, paradosso statico, che esalta il “mestiere” dell’architettura italiana. L’architettura del limite, che a Venezia partecipa di veri e propri “interni urbani”; infine La Scuola, che è il cosmo in cui Gardella si confronta con Carlo Scarpa, Bruno Zevi, Giuseppe Samonà, sono gli altri temi della sezione.
6 Epilogo
Vicenza ed il Teatro Civico (1969-80) a cura di Daniele Vitale con Angelo Lorenzi
L’ultima parte della mostra si occupa del progetto di Gardella per il teatro di Vicenza, elaborato nel 1969 per un concorso a inviti e trasformato in progetto esecutivo nel 1980, ma alla fine per alterne vicende non realizzato. È uno dei progetti più significativi di Gardella, nel quale l’architetto mostra la sua singolare capacità di rinnovarsi e proporre nuove direzioni di ricerca. Lo si può idealmente contrapporre alla casa alle Zattere di Venezia, alla quale nella mostra viene visivamente affrontato. La casa di Venezia aveva rappresentato una prova di grande abilità, ma anche un vicolo cieco, per il suo risolversi in esercizio raffinato e virtuosistico teso a riassumere e a riproporre i caratteri della città. Il teatro si costituisce invece in termini di grande assolutezza, fondandosi su un’idea elementare risolta in volume e in geometria: un quadrato diviso sulla diagonale in due metà di diversa altezza. Testimonia un ritorno a quella aspirazione a un’ideale classicità che Gardella aveva sperimentato fin dai suoi esordi.
Itinerario minimo: dieci opere da non perdere:
Dispensario Antitubercolare (1933-38), con L. Martini e Laboratorio Provinciale di Igiene e Profilassi (1933-39), con L. Martini
Alessandria, via Don Gasparolo
Padiglione d’Arte Contemporanea (1947-54)
Milano, via Palestro 14, T 02.783330
Casa Tognella detta “Casa al Parco” (1947-48), con L. Ghiringhelli;
Milano, via Paleocapa 5 angolo via Jacini
Casa di abitazione ai giardini d’Ercole (1951), con A. Castelli Ferrieri, R. Manghi
Milano, via Marchiondi n. 7 – 20122 Milano
Casa di abitazione per impiegati della Borsalino (1948-52)
Alessandria, via Cavour 63
Terme Regina Isabella (1950-55), con E. Balsari Berrone
Ischia, Lacco Ameno, Piazza Santa Restituta 1
Casa di abitazione Cicogna detta “Casa alle Zattere” (1953-58)
Venezia, Fondamenta alle Zattere e Calle dello Zucchero
Mensa Olivetti (1953-59)
Ivrea (TO), via Guglielmo Jervis 77
Palazzo degli Uffici Tecnici dell’Alfa Romeo (1968-72), con A. Castelli Ferrieri, J. Gardella
Viale Alfa Romeo 20020 Arese (MI)
Sede della Facoltà di Architettura di Genova (1975-89), con Mario Valle Engineering
Genova, Stradone Sant’ Agostino 37, T 010.2095904
Biografia
Ignazio Gardella (Milano 1905-Oleggio, Novara 1999)
si laurea in Ingegneria nel 1928 al Politecnico di Milano, e nel 1949 in Architettura presso l’Istituto Universitario di Venezia (dove sarà professore ordinario dal 1962 al 1975). Nel 1947 partecipa al primo Congresso dell’INU; dal 1952 al 1956 organizza a Venezia, con A. Samonà, E.N. Rogers e F. Albini, la scuola del CIAM; nel 1959 è membro della delegazione italiana all’ultimo CIAM di Otterlo.
Successivamente alle opere giovanili, il progetto di concorso per una Torre in Piazza Duomo (1934), il Dispensario Antitubercolare (1933-38) e il Laboratorio Provinciale di Igiene e Profilassi di Alessandria (1933-39), Gardella realizza, negli anni Cinquanta e Sessanta, il Padiglione d’Arte Contemporanea (1951), la “Casa al Parco” e la Casa di abitazione ai giardini d’Ercole (1951) a Milano; la Casa Borsalino (1950) ad Alessandria; le Terme Regina Isabella (1950-54) a Ischia; la “Casa alle Zattere” (1953-58) a Venezia; la Mensa e il Centro Ricreativo Olivetti (1954-58) a Ivrea. Tra i progetti più significativi dell’ultimo periodo della sua carriera: il Palazzo di Giustizia di La Spezia (1963-94); il progetto di concorso per il Teatro Civico di Vicenza (1º premio, 1969); il Palazzo degli Uffici Tecnici dell’Alfa Romeo ad Arese (1968-74); il Teatro Carlo Felice (1981-90) e la Sede della Facoltà di Architettura di Genova (1975-89). Numerosi sono i riconoscimenti pubblici attribuiti nel corso degli anni tra cui la Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica (1977) e nel 1996 riceve il Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia e la nomina a membro onorario dell’Accademia di Belle Arti di Brera.