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Fondazione Palazzo Ducale Genova
Marco Salotti, docente di Storia e critica del cinema all’Università di Genova, è anche curatore della Cineteca della Fondazione Ansaldo e vicepresidente del consiglio del Teatro Nazionale di Genova
Cinema, Fascismo e Guerre Puniche: Scipione l’Africano (1937)
Scipione l’Africano (1937) è notoriamente un colosso del cattivo gusto, un polpettone punico-romano, un prodotto autarchico con la battaglia di Zama girata a Sabaudia e gli elefanti requisiti presso i circhi nostrani. E tuttavia è una sorta di monumentale instant movie sulla guerra di Etiopia, “ideato alla vigilia dell’impresa africana e iniziato subito dopo la vittoria”.
Nei primi anni Dieci il film Cabiria alludeva alla guerra di Libia e alla conquista del mare nostrum, nella seconda metà degli anni Trenta Scipione l’Africano celebra con sfrontato travestimento storico la fondazione dell’Impero fascista. Se il maresciallo Badoglio, alla testa di truppe vittoriose, è entrato ad Addis Abeba, Carmine Gallone, veterano del muto, passerà sotto l’arco di trionfo del cinema mondiale per mostrare la forza produttiva e artistica dell’Italia colpita dalle sanzioni.
Il mito della romanità non è fatto solo di travertino, ma anche di celluloide e la sua star è lo stesso Duce proposto in foggia scipionica. Come annotava Luigi Freddi, dominus del cinema italiano e ideatore di Cinecittà, “Forse mai, nella storia del cinematografo, una iniziativa cinematografica è stata così piena di profondo significato spirituale, derivato da una considerazione attiva della storia”.
I Figli della Lupa e i Balilla sono il pubblico ideale di Scipione l’Africano, ma nella platea degli adulti c’è chi preferisce la spiritualità dei telefoni bianchi.