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Fondazione Palazzo Ducale Genova
I vetri dipinti di Dady Orsi
dal 25 novembre 2022 al 12 marzo 2023
Wolfsoniana di Nervi
Orari
da martedì a domenica, ore 11 – 17
La mostra presenta una selezione di pitture sotto vetro realizzate da Dady Orsi nel periodo della sua maturità creativa tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento. Il percorso espositivo, anticipato dall’Autoritratto (1936) dell’artista, si focalizza su uno dei soggetti prediletti nella pittura di Dady Orsi – Le stanze, vere e proprie wunderkammer, in cui il mondo reale dell’artista – la sua casa, i suoi oggetti – e quello visionario, trasfigurato dalla sua creatività, si traducono in immagini intriganti e coinvolgenti. Si tratta di lastre a volte di dimensioni abbastanza ridotte, altre, invece, di dimensioni più significative, dipinte con colori acrilici con una particolare tecnica che prevede di dipingere al contrario.
Dady (Edoardo) Orsi (1917- 2003), genovese di nascita ma milanese di adozione, con profonde radici a Venezia dove trascorse gli anni della fanciullezza e della prima giovinezza, influenzato dal pittore Guido Cadorin, amico di famiglia, è stato un’interessante figura di intellettuale e di artista che, spinto da un inesauribile desiderio di ricerca, ha operato in moltissimi ambiti: dalla grafica pubblicitaria al design, dall’incisione all’illustrazione e, naturalmente, alla pittura nel senso più ampio e completo. Gli incontri maturati nell’ambito della sua famiglia d’origine e poi, a partire dall’immediato dopoguerra, nel contesto dell’ambiente culturale milanese – Gabriele D’Annunzio, Pietro Chiesa, Salvatore Quasimodo, Lucio Fontana, Eugenio Montale, Ennio Morlotti- ebbero una determinante influenza sulla sua ricerca pittorica, stimolando un costante dibattito sui temi dell’arte e del bello.
La sua formazione avvenne sul campo quando, trasferitosi a Milano all’indomani della prematura morte del padre nel 1934, iniziò a lavorare alla Fontana Arte sotto la guida di Pietro Chiesa. E proprio in questi anni nasce la passione per il vetro, tanto ammirato in laguna, che spinge Dady Orsi a impiegarlo quale supporto per la propria pittura, recuperando così in maniera innovativa una tecnica antica.