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Fondazione Palazzo Ducale Genova
Giusto Traina insegna Storia romana a Sorbonne Université. Si occupa di storia militare e di geopolitica antica, in particolare per i settori dell’Iran e del Caucaso. Ha pubblicato di recente “La storia speciale. Perché non possiamo fare a meno degli antichi romani” (Laterza, 2020) e, con Aldo Ferrari, “Storia degli armeni” (Il Mulino, 2020°. Sulla sconfitta di Crasso ha scritto “La resa di Roma. 9 giugno 53 a.C., battaglia a Carre” (Laterza, 2010 ; ed. francese Les Belles Lettres, 2011)
La testa e la mano: il racconto della morte di Crasso
Fra i vari racconti sulla fine di personaggi illustri, un caso particolare è quello di Marco Licinio Crasso, morto nel 53 a.C. a pochi giorni dalla totale disfatta del suo esercito. Se la morte di Crasso è dovuta a un banale equivoco, ben più interessante è il trattamento riservato al suo cadavere: con un procedimento tipico del mondo iranico, i Parti vincitori lo decapitarono e gli recisero la mano destra. La testa del generale sconfitto fu poi utilizzata per una macabra messinscena. Il racconto di Plutarco, dai toni particolarmente patetici, si ricollega inoltre a un altro caso eccezionale: quello della morte di Cicerone, che dieci anni dopo la fine di Crasso ebbe lo stesso trattamento.