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Fondazione Palazzo Ducale Genova

I volti diversi della Piazza Rossa
sabato 29 marzo 2025 ore 12, Sala del Maggior Consiglio

Rossa non significa affatto comunista. Si chiamava così già prima della rivoluzione, come era definito «angolo rosso» il luogo della casa in cui i contadini ortodossi collocavano e veneravano l’icona della loro religione: bello, ma anche santo. Sminuita nell’importanza durante il periodo imperiale, quando gli spazi del potere e della rivolta (ad esempio i Decabristi del 1825) furono soprattutto quelli della capitale pietroburghese, la piazza moscovita ha assunto una rilevanza persino maggiore nel Novecento, al centro della vecchia/nuova capitale dell’Urss.
Palcoscenico del potere e deposito delle sue reliquie più venerate (il corpo di Lenin), la spianata vicino al Cremlino è stata però anche uno spazio vissuto da tanti umani diversi in tanti modi diversi, che mutavano nel tempo: teatro di manifestazioni spontanee quando la politica diventò un fenomeno di massa, celebrazione di una società militarizzata, gerarchica e uniforme, ma anche luogo progressivamente desacralizzato, dopo Stalin, e quindi teatro di dissidenze coraggiose «per la nostra e la vostra liberà» (1968), passeggiate sempre più scanzonate, alla fine anche surreali atterraggi di piccoli velivoli tedeschi (Mathias Rust, 1987) capaci di bucare il cielo della potenza militare sovietica. Oggi è nuovamente il luogo in cui si celebra la sintonia tra il popolo e il suo capo, l’annessione di nuovi territori («insieme per sempre») e l’eternità di una «storia millenaria», sulla colonna sonora di popstars alla moda e con la scenografia dei concerti rock. Una nuova, post–moderna sacralità?


Alberto Masoero insegna Storia della Russia al Dipartimento di Studi storici dell’Università di Torino. Si è occupato nel tempo di temi diversi, dal tardo populismo russo ‘legale’ agli economisti pre–rivoluzionari, dall’immagine degli Stati Uniti nel pensiero sociale russo alla colonizzazione della Siberia. Oggi riflette sulla specificità di lungo periodo delle nozioni russe di autorità, esercizio del potere ed espansionismo, all’intersezione tra storia intellettuale, istituzionale e spaziale (tra le pubblicazioni recenti, Figures and Institutions of Authority in Tsarist and Soviet Russia, 2023).

Gian Piero Piretto ha insegnato letteratura russa, cultura russa e cultura visuale nelle Università di Bergamo, Parma e Milano. Ha dedicato saggi alla letteratura russa del XIX e XX secolo focalizzandosi sul problema della città nella cultura letteraria. Si è poi concentrato sul metodo degli studi culturali prendendo in considerazione l’epoca sovietica della storia russa e la componente visuale della sua storia e propaganda. (Quando c’era l’URSS: 70 anni di storia culturale sovietica, Raffaello Cortina, 2018, L’ultimo spettacolo: funerali sovietici che hanno fatto storia, Raffaello Cortina, 2023). È in pensione dal 2018.

Antonella Salomoni è professore ordinario di Storia contemporanea dal 2007, prima all’Università della Calabria, poi, dal 2023, all’Università di Bologna. La sua attività di ricerca si è svolta presso l’Accademia polacca delle scienze, Varsavia; l’Istituto di storia, Università di Helsinki; l’Istituto di storia, Università di Leningrado; l’Internationaal Instituut voor Sociale Geschiedenis, Amsterdam; l’Ecole des hautes études en sciences sociales, Parigi; l’Institut du Monde Soviétique et de l’Europe Centrale et Orientale, Paris-Sorbonne; l’Università Statale Russa di Scienze Umane, Mosca.
Tra le sue pubblicazioni: Il pensiero religioso e politico di Tolstoj in Italia (Olschki, 1996); Il pane quotidiano. Ideologia e congiuntura nella Russia sovietica (il Mulino, 2001); L’Unione Sovietica e la Shoah (il Mulino, 2007); Le ceneri di Babij Jar. L’eccidio degli ebrei di Kiev (il Mulino, 2019); Il protocollo segreto. Il patto Molotov-Ribbentrop e la falsificazione della storia (il Mulino, 2022); Lenin a pezzi. Distruggere e trasformare il passato (il Mulino, 2024).


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