Questo sito Web utilizza i cookie in modo da poterti offrire la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser e svolgono funzioni come riconoscerti quando torni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web ritieni più interessanti e utili.
Fondazione Palazzo Ducale Genova
Nostalgia. Iconografia di un sentimento
venerdì 24 maggio 2024 ore 18, Sala del Minor Consiglio
Nel 1688 lo studente Johannes Hofer si laureò in medicina a Basilea discutendo la tesi su una patologia sino ad allora ignorata, per la quale coniò una nuova definizione: Nostalgia, ossia la «tristezza ingenerata dall’ardente brama di ritornare in patria». Con questa mostra e con il catalogo che l’accompagna si è provato a coniugare, attraverso le suggestioni formali e iconografiche di un percorso artistico che parte dal Rinascimento e approda ai giorni nostri, le diverse espressioni della nostalgia e a ricostruirne la storia, documentando archetipi e protagonisti di questo disturbo medico che progressivamente si trasformò in un sentimento ambivalente e contraddittorio, individuale e collettivo, presente nella storia dell’umanità sotto tutte le latitudini geografiche e culturali.
Come scrive lo psichiatra e saggista Eugenio Borgna esiste infatti un’ampia varietà di espressioni della nostalgia: «Ci sono nostalgie dolorose e scarnificanti; ci sono nostalgie sognanti e dolcissime; ci sono nostalgie che fanno vivere, e nostalgie che fanno morire; ci sono nostalgie che nascono da esperienze di perdita […] nostalgie di stato d’animo che davano un senso alla vita e che non rinascono più […] nostalgie di un paesaggio […]» (Borgna 2001, p. 59).
Nel suo celebre saggio sulla nostalgia (Boym 2001)– identificata come una nuova forma di epidemia destinata a improntare il primo scorcio del XXI secolo – Svetlana Boym, provando a sintetizzare le molteplici sfumature della nostalgia, ha distinto due fondamentali categorie: quella restauratrice (restorative) e quella riflessiva (reflective). La prima, orientata sul nóstos e mirante a ricostruire la patria perduta, è la nostalgia dei revival nazionalisti che creano miti antimoderni e coltivano simbologie di appartenenza; la seconda, basata sull’algia e quindi sul desiderio, sulla perdita e sugli imperfetti processi della memoria, tende a soffermarsi sui ruderi di un tempo che fu e a ricostruire i monumenti del passato.
Determinante per l’estesa e capillare diffusione di tale sentimento nella società del nostro tempo è stata la riabilitazione della nostalgia operata dalla cultura postmodern, a partire dagli anni settanta del secolo scorso; ma altrettanto determinante si è rivelato il cortocircuito di ricezione sensoriale scaturito dalle nuove forme di comunicazione digitale e dalle potenzialità offerte da un accesso immediato, attraverso gli strumenti informatici, alle smisurate banche dati a essi afferenti.
Gli effetti dell’universale condivisione di tale sentimento si possono riscontrare nelle contemporanee strategie di marketing e nella propagazione planetaria di un generalizzato gusto per il vintage: nell’antiquariato, nella moda e nella musica, solo per citare alcuni settori esemplificativi.
Un’ampia bibliografia di studi specifici è stata così dedicata alla nostalgia, articolandosi tra gli ambiti di riflessione e di ricerca propria della storia della letteratura e dell’arte, della teoria sociale, della filosofia e della psicanalisi, includendo, tra gli altri, studi di letteratura comparata, di storia culturale e delle emozioni, di cinema e mass media, di storia militare, nonché memory e postcolonial studies.
A diversi di questi studi, ma anche alle suggestioni culturali emerse dai fenomeni sociali e culturali sopra descritti si è ovviamente fatto riferimento nella lunga fase progettuale della mostra, che nasce tuttavia dall’aspirazione a declinare le diverse interpretazioni della nostalgia attraverso il filtro della storia dell’arte: sia come trasposizione iconografica delle molteplici trasformazioni di una condizione, diagnosticata inizialmente come disturbo clinico e individuata poi come attitudine emozionale; sia come rimando ad alcune figure paradigmatiche (autori e personaggi) in campo letterario e mitologico e, infine, come proposta di assonanza figurativa rispetto alla complessità polisemica della nostalgia.
Le terminologie e l’approccio semantico adottati nella costruzione del percorso espositivo propongono dunque una lettura interdisciplinare e una variegata interpretazione visiva delle tante suggestioni che scaturiscono dal concetto di nostalgia. E dato che la ciclica dimensione temporale cui rimanda il sentimento nostalgico appare improntata a quel concetto di “eterno ritorno” che – nelle sue diverse e successive varianti, dalla filosofia stoica al pensiero filosofico di Nietzsche – ha continuato a riproporsi in forme differenti sino ai giorni nostri, la mostra non propone un percorso sequenziale ordinato in senso cronologico, ma procede, lungo una discontinua alternanza di varianti temporali, per suggestioni tematiche.
È infine opportuno ricordare che, nelle sue multiformi espressioni, tale sentimento può rappresentare un fondamentale ed efficace strumento di analisi attraverso il quale misurare, conoscere e riscoprire il nostro presente, di cui peraltro potremmo già paradossalmente provare nostalgia, come felicemente evocato da Jorge Luis Borges nella celebre lirica Nostalgia del presente (Borges 1981). Allo stesso tempo l’indecifrabilità dei desideri e delle aspettative che muove in noi la nostalgia non implica necessariamente – come prospettato dalle più recenti esegesi del sentimento – un ripiegamento verso il passato, una forma di depressione e di rimpianto per un impossibile ritorno, ma rappresenta piuttosto uno stimolo costruttivo a connettere il proprio passato con un futuro nuovo da costruire e da immaginare: proprio come è avvenuto per l’ideazione di questa mostra.
Ingresso libero, sino ad esaurimento dei posti disponibili