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Fondazione Palazzo Ducale Genova
dal 16 febbraio al 30 marzo 2022
A cura di Simone Regazzoni
Abbiamo dimenticato il mare, benché da miliardi di anni sia qui, ricopra il settanta per cento della superficie del nostro pianeta e rappresenti il luogo dell’origine della vita. La vita sulla Terra dipende, in tutti i sensi, dal mare: proviene dal mare e perdura in esso e grazie ad esso. Il mare è il più importante fattore di controllo del clima sulla Terra e uno dei due polmoni del pianeta che produce la metà dell’ossigeno presente nell’atmosfera grazie alla fotosintesi clorofilliana operata dal fitoplancton.
Il novantanove per cento dello spazio biologicamente abitabile della Terra è rappresentato dal mare in cui vivono l’ottanta per cento delle specie viventi di cui solo un terzo sono state scoperte. E tuttavia, pensiamo noi stessi e il mondo a partire da un solo elemento, la terra, chiamiamo “Terra” il nostro pianeta e noi stessi “terrestri”.
In apparenza del tutto naturale, il pensiero legato alla terraferma è un costrutto culturale che oggi più che mai mostra tutti i suoi limiti. Il pensiero terrestre è un pensiero che traccia frontiere invalicabili, pensa per identità stabili, e per questo non è in grado di misurarsi con la complessità dei cambiamenti in atto: veloci, fluidi, imprevedibili.
Terra è il nome del nostro desiderio di fondamento, stabilità, misurabilità razionale: è il nome di una realtà, e più precisamente, è la costruzione di una realtà che cerca in ogni modo di proteggersi dall’elemento fluido, in divenire, caotico dell’oceano. Terra è il nome-feticcio con cui proviamo a proteggerci dalla dimensione più profonda e perturbante di una vita immersa nel divenire del tutto cosmico.
Serve un cambio di paradigma: ripensare il mondo e la nostra esperienza del mondo a partire dal mare. Serve una rivoluzione copernicana che rovesci il pedocentrismo (la riduzione del pianeta Terra a suolo) e ripensi il mondo, il nostro essere-nel-mondo e la nostra esperienza del mondo, a partire dall’apertura cosmica del mare. Carl Schmitt, nelle prima pagine del suo Terra e mare scriveva: “La domanda se sia possibile un’esistenza umana diversa, non determinata in modo puramente terrestre, è più plausibile di quanto non si pensi: ti basta andare su una costa e alzare lo sguardo, e già l’immensa distesa del mare abbraccerà il tuo orizzonte”[1].
Si tratta di pensare fino in fondo questo abbraccio marino, oceanico, arrivando a pensare che il mare è ovunque. Una filosofia del mare è una filosofia naturalistica che abbandona l’idea di Terra come suolo, terraferma, fondamento, e ripensa il tutto a partire dall’elemento oceanico, dall’Uno acquoreo in costante divenire in cui la vita è immersa e che porta l’antichissimo nome una divinità greca: Okeanós
[1] C. Schmitt, Terra e mare, trad. it. di Milano, Adelphi
Incontri:
16 febbraio 2022
Massimo Recalcati, Il mare dell’inconscio
23 febbraio 2022
Andrea Colamedici, Maura Gancitano (Tlon), Oinos pontos. Navigare l’ebbrezza
2 marzo 2022
Lucrezia Ercoli, Via sulle navi, filosofi! Pensare in mare aperto
9 marzo 2022
Simone Regazzoni, Okeanós. Filosofia del pianeta Oceano
23 marzo 2022
Francesca Romana Recchia Luciani, Mediterraneo. Immigrazione, crisi ambientale, decolonizzazione
30 marzo 2022
Sergio Givone, Il mare fra le terre e il mare sconfinato
Per partecipare è richiesto il Green Pass rafforzato, verificato attraverso la app nazionale Verifica C19, e l’obbligo di mascherina FFP2. Leggi di più