Nella storia umana i movimenti di popoli non sono l’eccezione ma la regola. Nell’età della caccia e raccolta, gli spostamenti sul territorio sono motivati dalla ricerca di cibo, ma anche dopo la scoperta dell’agricoltura, l’invenzione delle città e la nascita degli stati continuano, periodici o definitivi, lenti o tumultuosi, pacifici o segnati da violenza. Sono processi infinitesimali di disseminazione della specie umana, grandi ondate verso spazi vuoti o urti di conquista che violano e logorano confini, come nel caso dell’impero romano.
Sono movimenti coatti, come la tratta degli schiavi dall’Africa alle Americhe, o movimenti volontari, come le grandi migrazioni dei secoli dal XIX al XXI, che mescolano le culture e modificano le forme espressive. Sono deportazioni accompagnate da intenzioni sterminatrici, come quelle che punteggiano la mappa del Novecento secolo degli estremi, dalla distruzione del popolo armeno alla Shoah.
Di tutto questo si occupa la terza edizione de La storia in piazza. Lo fa, come sempre, mobilitando esperti di storia, antropologia, sociologia, scienze biologiche e giuridiche di tutto il mondo. Ma anche fotografi, giornalisti, uomini di spettacolo capaci di comunicare con linguaggi diversi il senso e le emozioni di un passato indissolubilmente legato al nostro presente.