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Fondazione Palazzo Ducale Genova

dal 25 marzo al 4 giugno 2023
Loggia degli Abati di Palazzo Ducale
Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti
Wolfsoniana di Nervi

La mostra fa parte di un progetto che si articola in altre due esposizioni – alla Wolfsoniana di Nervi e al Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti – che sono aperte al pubblico nelle stesse date e sono anch’esse dedicate all’artista e alla sua produzione.

Cominetti, piemontese d’origine e genovese d’adozione fu, oltre che pittore, anche scenografo, incisore, scultore e fine cesellatore, passando dal divisionismo al futurismo, attraverso un periodo simbolista. La rassegna affronta i diversi linguaggi espressivi del Maestro, offrendo al pubblico una visione completa della sua produzione artistica, arricchita da molti materiali inediti provenienti dall’Archivio di famiglia.

Palazzo Ducale, Loggia degli Abati | Giuseppe Cominetti. Divisionismo e futurismo tra Genova e Parigi

a cura di Matteo Fochessati e Daniela Magnetti

La ricca selezione di opere che trovano spazio a Palazzo Ducale consente al visitatore di avere una panoramica della produzione artistica di Giuseppe Cominetti in relazione ai due centri focali che più di tutti hanno contribuito a dare forma al suo linguaggio pittorico: Genova e Parigi. Ed è proprio nel capoluogo ligure che Cominetti si avvicina con passione alla pittura, circondandosi di artisti tra cui i pittori Plinio Nomellini e Rubaldo Merello e gli scultori Leonardo Bistolfi ed Edoardo De Albertis, attratto da modelli della Scapigliatura che evoca nei suoi primi dipinti caratterizzati da una scura maniera cromatica.

La chiamata a partecipare al Salon parigino del 1909 consente al giovane Cominetti di intraprendere quel cammino oltre confine che lo indurrà a trasferirsi nella capitale francese insieme al fratello Gian Maria, scrittore e giornalista. A Parigi, dove rimane fino al 1929, un anno prima della morte, Cominetti frequenta numerosi esponenti del mondo artistico e culturale che gli consentono di arricchire la sua tavolozza di luce e colori riscontrando successi da parte di critica e di pubblico.

L’esposizione, partendo dal primo periodo genovese (1903-1908), conduce il visitatore in un percorso di più ampio respiro internazionale, dove si nota come la pittura di Cominetti sia contaminata dalle influenze dei tanti incontri parigini, pur mantenendo la sua creativa individualità. Importanti prestiti da collezioni pubbliche e private riportano nel capoluogo ligure molti dei capolavori prodotti tra Genova e Parigi nel primo trentennio del XXI secolo.

Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti | Giuseppe Cominetti tra realtà e fiaba

a cura di Giulio Sommariva, Alessandra Gagliano Candela, Daniela Magnetti

Il Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti costruisce un percorso che mette in dialogo le opere di Giuseppe Cominetti appartenenti alla propria collezione con quelle oggi ospitate in altre sedi museali ed in collezione privata. La ricomposizione del monumentale Trittico dedicato al lavoro, nel quale riemergono gli ideali del socialismo umanitario, si confronta così con il mondo delle favole, con il colore e la vivacità delle suggestioni divisioniste a metà degli anni Dieci del Novecento. Se il 2023 segna il centoventesimo anniversario dell’esordio pubblico di Giuseppe Cominetti, avvenuto alla mostra della Società Promotrice di Belle Arti in Genova nel 1903, è anche la ricorrenza del quarantesimo dell’esposizione tenuta in Accademia Ligustica, nell’estate del 1983, in occasione della quale le tre grandi tele dedicate al tema del lavoro furono esposte insieme per l’ultima volta. Alla chiusura della mostra L’Édilité giunse in dono nelle collezioni della Ligustica dalla famiglia Gilardo, erede dell’artista. Nel 2000 con la donazione Max e Valeria Oberti, ricca di opere del Novecento, si sarebbe aggiunto uno straordinario nucleo di dipinti di Giuseppe Cominetti, nel quale spiccano le quattro tele delle “Fiabe”. Negli anni nei quali l’artista sarebbe venuto a contatto con gli orrori della guerra, le fiabe, forse destinate originariamente ad una camera infantile, rivelano la sua sensibilità per una dimensione simbolica e quasi onirica che avrebbe trovato riscontro anche nella sua attività di scenografo. Contrappunto reale che sviluppa gli spunti di opere del decennio precedente, il Trittico composto da L’Électricité, Le Forgeron, L’Édilité, ai quali si aggiungerebbe una quarta opera oggi dispersa, si riunisce nelle sale del Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti a testimoniare, con il corposo dinamismo delle pennellate dal cromatismo intenso, l’interesse di Cominetti per il linguaggio futurista, sempre declinato in maniera personale.

Wolfsoniana di Nervi | L’opera grafica. I disegni di guerra

a cura di Matteo Fochessati e Filippo Timo con la collaborazione di Anna Vyazemtseva

Nel 1914 allo scoppio della Prima Guerra Mondiale Giuseppe Cominetti, residente dal 1909 a Parigi, dove aveva preso studio prima a Montparnasse e poi a Montmartre, decise di arruolarsi volontario e partì per il fronte francese. Testimone dei drammatici esordi di quella che sarebbe stata destinata a diventare una logorante e atroce guerra di trincea, il pittore cominciò a fissare sulla carta di getto, in disegni realizzati a crayon conté (un particolare carboncino arricchito da cera e argilla), le sue impressioni belliche. A questa produzione grafica attese anche dal 1916 al 1918 sul fronte italiano, ma questa volta ufficialmente, come disegnatore inviato di stampa.

Assalti di cavalleria, attacchi con i gas e bombardamenti, duelli aerei e abbattimenti di velivoli, disastrose ritirate e esodi di profughi: l’incisivo segno grafico di Cominetti testimoniò come le atrocità e gli orrori della guerra non risparmiassero nessun essere vivente (fanti, piloti, civili in fuga, cavalli).

Questo straordinario reportage di guerra, che consta di oltre duecento disegni, più alcuni acquarelli e olii (realizzati però in studio e non in diretta dal fronte), ebbe sin dagli esordi un’intensa eco espositiva. Già nei primi mesi del 1915 si tenne infatti una mostra di tali opere a Genova, presso la Società di Letture e Conversazioni Scientifiche, seguita al termine del conflitto da altre importanti esposizioni in Italia e all’estero.

L’interesse e la fortuna suscitati dai suoi disegni di guerra trovarono tuttavia una duplice chiave di lettura nei suoi contemporanei: in genere si apprezzava in essi come Cominetti avesse restituito, con crudo realismo e senza alcuna retorica, il pathos dei combattimenti di una moderna guerra tecnologica. E tuttavia, travisando il senso di questa amara denuncia della carneficina bellica, lo schieramento interventista prima e la propaganda fascista poi interpretarono queste opere come una celebrazione dell’eroico spirito militare italiano, identificando l’artista – per usare le parole di Filippo Tommaso Marinetti – come il cantore della «tremenda bellezza epica» della guerra.  


Originario di un paesino della provincia di Vercelli, Giuseppe Cominetti (1882-1930) frequenta l’Accademia Albertina di Belle Arti. Nel 1902 crea, insieme al fratello Gianmaria, un atelier a Genova, che diventa ben presto non solo un luogo di lavoro ma anche di incontro per artisti e letterati. A Genova Cominetti trova clima fertile per il proprio talento artistico e ben presto inizia ad esporre i propri lavori: è presente alla Promotrice genovese per poi approdare all’Esposizione nazionale di Belle Arti di Milano nel 1906.

In questi anni Giuseppe pratica la pittura ma anche il disegno per la grafica pubblicitaria e l’illustrazione. Da Genova guarda con interesse specialmente alla pittura di Plinio Nomellini e dei maestri divisionisti, da cui ricaverà la propria identità stilistica fondamentale. Nel 1909 prende parte al Salone d’autunno a Parigi, dove decide di trasferirsi seguito dal fratello. I due risiedono inizialmente a Montparnasse e poi a Montmartre, dove frequentano intensamente il contesto culturale cittadino e vivono in perfetto stile bohemien.

Da Parigi Giuseppe assiste con interesse alla nascita del Futurismo, dopo la pubblicazione nel 1909 del celebre Manifesto sulle pagine di Le Figaro a firma Filippo Tommaso Marinetti. Tuttavia, Giuseppe non comparirà ufficialmente fra i sottoscrittori del Manifesto tecnico della pittura futurista del 1910.

Nel 1912 partecipa al Salone degli indipendenti di Parigi e realizza le scenografie per un pezzo teatrale scritto dal fratello Gianmaria.  Due anni dopo inaugura una personale alla Galleria d’arte contemporanea, mostra che avrebbe dovuto proseguire presso altre sedi ma che si interrompe bruscamente per lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

Giuseppe si arruola volontario in cavalleria e viene inviato prima sul fronte francese e poi sul Grappa, dove gli viene ufficialmente affidato l’incarico di inviato disegnatore. Da questa esperienza nasce progressivamente lo straordinario corpus dei disegni di guerra, che coprono tutto il periodo bellico sino al 1918.

Finita la guerra Cominetti rientra in Italia e prende un nuovo studio a Genova, ancora con il fratello e con il pittore Antonio Giuseppe Santagata. A Genova aderisce al “Gruppo futurista genovese” e prosegue un’intensa attività sia artistica che letteraria. Oltre al disegno e alla pittura, improntata ad una tecnica divisionista fortemente individuale, Cominetti si dedica alla decorazione di ceramiche con le botteghe d’arte di Albisola.

Con il fratello Gianmaria è attivo anche nel teatro, specialmente creando scenografie, arredo e costumi. Nel corso degli anni Venti mantiene anche rapporti con Parigi, tornandovi più volte e proseguendo un’attività espositiva. Nel 1928 è vittima di un incidente stradale che gli lascia gravi problemi di mobilità e di salute: per questa ragione l’anno successivo non può partecipare all’apertura della sua mostra dei disegni di guerra organizzata presso il ridotto del Teatro Quirino di Roma e presentata da Filippo Tommaso Marinetti. A seguito di un ulteriore peggioramento, si spegne a Roma il 21 aprile del 1930.



Il progetto è promosso da Sella e prodotto dalla Direzione Artistica di Banca Patrimoni Sella & C. con la collaborazione di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Wolfsoniana e Accademia Ligustica, grazie al contributo scientifico dell’Archivio Giuseppe Cominetti


Orari

Palazzo Ducale, Loggia degli Abati

da martedì a venerdì, ore 15-19; sabato e domenica, ore 10-19; la biglietteria chiude un’ora prima

Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti

da martedì al sabato, ore 14.30 – 18.30

Wolfsoniana di Nervi

fino al 31 marzo: da martedì a domenica, ore 11 – 17; dal 1° aprile da martedì a venerdì, ore 11 – 18;
sabato, domenica e festivi, ore 12 – 19

Biglietti

Palazzo Ducale, Loggia degli Abati

Intero 5€

Ridotto 3€, consulta qui l’elenco delle riduzioni

ingresso omaggio per scolaresche di ogni ordine e grado, per prenotare scrivere a prenotazioniscuole@palazzoducale.genova.it

Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti

ingresso libero

Wolfsoniana di Nervi

intero 5€

ridotto 4€, consulta qui l’elenco delle riduzioni

Consulta qui la Carta dei Servizi di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura


L’opera in copertina è Can Can o Ballerine di Can Can, 1911, olio su tela, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea