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Fondazione Palazzo Ducale Genova

Ladre di alfabeto. Istruzione e libertà delle donne in età medievale e moderna
venerdì 15 marzo 2024, ore 17 Sala Liguria

L’istruzione delle donne nel passato – e ancor oggi in vari paesi – era considerata una minaccia dagli uomini che detenevano il potere, che sapevano che il grado di obbedienza delle donne, come degli umili, era proporzionale al loro stato di ignoranza e che si trattava dunque di una forma di controllo sociale e politico.

Questa volontà politica era sostenuta da gran parte dell’impianto ideologico, filosofico e normativo che sino al Medioevo aveva fatto leva sul pensiero di Aristotile che aveva sancito l’inferiorità intellettuale nonché anatomica e fisiologica delle donne, di natura fredda e umida, legata a passioni non governabili. In questa mancanza razionale era implicata anche una debolezza sul piano morale, etico e civile. L’istruzione a cui potevano ambire le donne doveva essere di conseguenza limitata alla sfera educativa in relazione ai loro compiti domestici e al ruolo di madri e nutrici.

Ma alcune donne, dal tardo Medioevo, compresero che la posta in gioco dell’istruzione riguardava la consapevolezza di sé, la propria dignità e l’uscita dall’oppressione patriarcale.

Bisognava rubare istruzione per conquistare libertà di vita e di voce.

La prima ad affermare il diritto all’istruzione richiedendolo per tutte fu Christine de Pizan, scrivendo in lingua materna per farsi leggere dalle altre donne. Impadronirsi di conoscenze era l’unico modo per emergere in un mondo dominato dagli uomini che lasciavano volutamente le donne nell’ignoranza per ribadire la loro naturale inferiorità e tenerne nella sudditanza.

Rimaneva quindi un’altra strada: l’autoapprendimento. Le donne sono sempre state ladre di cultura, affamate di libri, avventuriere dell’autoistruzione: forgiavano sovente percorsi originali, eccedenti, sempre a rischio di invadere territori e produrre interpretazioni fuori canone perseguendo un cammino periglioso di libertà.


Tiziana Plebani è storica, saggista e scrittrice. È stata docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia e responsabile del Dipartimento Storia e Didattica della Biblioteca Nazionale di Venezia. Ora è cultrice di Storia moderna presso il Dipartimento di Studi umanistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. È socia della Società della Storiche italiane e del Centro interuniversitario di Storia culturale.

Le sue ricerche riguardano la storia dell’alfabetismo, delle pratiche di lettura e scrittura, la storia di genere e la storia dei sentimenti.

Su libri e alfabetismo femminile ha scritto molti saggi e alcune monografie:

Alle donne che niente sanno. Mestieri femminili, alfabetizzazione e stampa nella Venezia del Rinascimento, Venezia, Marsilio, 2022; Le scritture delle donne in Europa. Pratiche quotidiane e ambizioni letterarie (secoli XIII-XX), Roma, Carocci, 2019; Il «genere» dei libri. Storie e rappresentazioni della lettura al femminile e al maschile tra Medioevo ed età moderna, Milano, Franco Angeli, 2001. Di recente ha curato con Alessandro Arcangeli, Sensibilità moderne. Storie di affetti, passioni e sensi (secoli XV-XVIII), Roma, Carocci, 2023


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