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Fondazione Palazzo Ducale Genova

Tappa 8 – Piazza Banchi

Il nome della piazza deriva dai veri e propri banchi su cui lavoravano i notai, che prendevano in affitto gli “scagni” al piano strada dei palazzi nobiliari, in quello che era il cuore della finanza. Ecco come nasce la parola “bancarotta”: al notaio che falliva veniva imposto di rompere il banco, un atto fortemente simbolico per la fine della sua attività.

Sorge qui la prima borsa valori della città: nella bella loggia cinquecentesca, all’interno della quale i lavori per il futuro Museo della Città hanno portato alla luce resti archeologici medievali e d’epoca romana. La conversione delle attività da mercantili a finanziarie, utili per capire la natura di quest’area e la ricchezza di chi la abitava – i Di Negro, i Pallavicino, tra gli altri – ha inizio nel Cinquecento quando i regnanti di Spagna (Carlo V prima e Filippo II poi) hanno bisogno del denaro dei genovesi, i quali fornivano anche le navi per trasportare dalla Spagna i soldati per combattere nei territori che l’impero voleva annettere, in particolare nelle Fiandre. Ma la quantità di argento scaricato sui moli e destinato a vari finanzieri ha, nel cosiddetto “secolo d’oro dei Genovesi”, dalla metà del Cinquecento alla metà dei Seicento, proporzioni smisurate. Si dice che quel metallo prezioso veniva dalle Americhe, passava per la Spagna e “moriva” a Genova!

Il proverbiale attaccamento al denaro dei genovesi, che significa anche abilità di farlo fruttare, trova un esempio curioso nella chiesa che sorge sulla piazza: dedicata a San Pietro, nasce come opera pubblica autofinanziata con i proventi derivati dalla vendita delle botteghe al piano terra che, come quelle dei palazzi, erano affittate e rappresentavano una rendita sicura.


Genova per Rubens. A Network, l’itinerario