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La concezione del mondo, nei tempi, è dipesa in minima parte dalle idee scientifiche: rifletteva maggiormente i bisogni morali e sociali.
Un vizio di tutte le epoche è stato quello di provare la morale che il potere di turno professava forzando la scienza in quella direzione.
 
La fisica ellenica dell’eterno ritorno fu rigettata a favore dell’evoluzione lineare a opera di alcuni teologi che all’inizio dell’era cristiana non accettarono di sottomettere la storia sacra, di stampo creazionista, alle alterne vicende di distruzione e rinascita del mondo naturale.
In breve, la natura è sempre stata identica a se stessa, ma l’uomo ha visto in essa volti diversi a seconda delle epoche. Adesso però, l’umanità, per la prima volta nella storia, si trova a dover decidere le sorti, non tanto del pianeta Terra, quanto delle condizioni che hanno reso possibile la vita, la vita umana, su questo pianeta.
Ammesso che si tratti di politica e non di etica, tale politica ha un carattere cosmico: la questione non è più di destra o di sinistra, ma la scienza in questo caso chiama la politica a agire e agire in fretta.
 
La deforestazione e l’immissione nell’aria di carbonio, prelevato dal sottosuolo, non sono che effetti, la cui causa è un atteggiamento di matrice neolitica di alterità rispetto al mondo.
In questo senso, considerando che pinksummer è una galleria di arte contemporanea, ci piace l’idea di presentare un secondo progetto di Tomas Saraceno a qualche giorno dall’assegnazione del Nobel per la pace a un politico per aver promosso la pace non tra uomini e uomini, ma tra l’umanità e la Terra, seguendo le vie indicate dalla scienza.
 
Tomas Saraceno è un positivista, il cui misticismo laico impone una visione dell’arte che esula da presupposti ludici e di piacere dei sensi in sé.
Nel lavoro di Saraceno prevalgono esigenze di operatività e di concretezza, sia in termini progettuali, sia riguardo alla sensibilizzazione attuata attraverso la conoscenza e la riflessione che le sue opere smuovono, sintetizzando una visione del mondo nel contempo scientifica, morale e estetica e anche magica, perché il mistero ha una grande influenza nell’intimità dei pensieri più razionali.
 
Einstein affermava che la cosa più bella è dimostrare il lato misterioso della vita, il sentimento profondo che si trova alla sorgente dell’arte e della vera scienza. Saraceno ha ereditato da Buckminster Fuller la concezione del mondo come sistema, in cui ogni singola parte, ogni singolo essere è legato all’altro e al tutto da una trama invisibile di relazioni, un concetto olistico che restituisce l’idea di insieme come qualcosa di sinergico, estremamente più efficace e potenziato rispetto alla semplice somma delle singole parti.
 
Ogni progetto di Tomas Saraceno è da intendersi come un’unità organica, un subsistema che si relaziona al sistema del suo pensiero restituendoci l’idea di utopia, intesa come via di fuga, non nel sogno, ma in una alternativa concreta che non deresponsabilizza il piccolo individuo di fronte alle scelte di macropolitiche scellerate.
Solo l’individuo è sufficientemente libero da non preoccuparsi di piacere ai capi, sosteneva Fuller, la cui critica all’architettura modernista fu durissima, arrivando ad affermare che lo stile internazionale introdotto in America dal Bauhaus non si preoccupava di conoscere la meccanica strutturale o la chimica, ma si limitava a convincere gli industriali a cambiare la forma delle maniglie.
Un po’ come Henri Poincaré sosteneva in “La scienza e l’ipotesi”, per sperimentare bisogna liberarsi da idee preconcette, condizione difficile considerando che lo stesso linguaggio è impastato di idee preconcette; alla stessa maniera Fuller affermava che l’architettura universale, sintesi di spazio, tempo e sviluppo, non può esistere se non liberandola dalla dipendenza dalla materia esistente.
Solo muovendo dalla progettazione dei materiali, l’architettura può compiere quella rivoluzione atta a fornire delle risposte etiche ed estetiche alla collettività che trascendano la logica del riparo e dal monumento.
In questo senso si muove Tomas Saraceno, il cui lavoro, abbattendo le barriere disciplinari e la concezione preistorica dell’uomo contro la natura, promuove l’integrazione con essa e con l’energia e le risorse che essa ci fornisce.