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Fondazione Palazzo Ducale Genova

I vetri dell’antica Albingaunum Il titolo di questa mostra dedicata ai vetri dell’antica Albingaunum (Albenga) pone l’accento sullo straordinario, quasi alchemico e quindi “magico”, procedimento di trasformazione che, da una materia opaca e pesante quale è la silice, consente di ottenere un prodotto puro e traslucido, quasi incorporeo, come il vetro. L’esperienza del vetraio assomiglia infatti a quella dell’alchimista: nella sua officina simile ad un laboratorio misterioso, il vetraio elabora ricette segrete, tramandate di padre in figlio, alla continua ricerca di colori e trasparenze inimitabili. La mostra – che trae spunto dal vivo interesse suscitato dalla recente scoperta, nella necropoli romana di Albenga, di un cospicuo nucleo di oggetti vitrei, singolari per varietà e rarità – offre al visitatore la possibilità di un affascinante “viaggio” attraverso il vetro romano. Da una prima sezione dedicata ad Albenga, luogo di rinvenimento, il percorso espositivo si snoda “descrivendo” il vetro dal processo produttivo fino ai suoi molteplici usi, da quando dopo l’invenzione rivoluzionaria della soffiatura, intorno alla metà del I sec. a.C., ed il conseguente sviluppo di una produzione su scala industriale, questa straordinaria materia diviene comune, soppiantando in molte funzioni la ceramica ed il metallo. Gli oggetti vitrei in mostra sono stati così ricollocati nel loro ambito d’uso originario, di cui si è tentato di evocare l’atmosfera, dalla cucina alla tavola, dalla toeletta alla farmacia. In alcuni casi si sono presentati i modelli ceramici o metallici da cui i vetri derivano, a sottolineare come il vetro si inserisca nel mercato antico sostituendo altri tipi di prodotti, di cui imita spesso le forme più comuni. Particolare rilievo è stato dato ad allo straordinario piatto intagliato in vetro blu, che per la sua singolarità costituisce il punto focale della rassegna. L’esposizione è arricchita da una scelta di opere di ispirazione “romana”- alcune delle quali realizzate appositamente per l’occasione – dell’artista e maestro muranese Archimede Seguso, recentemente scomparso. Le forme e le iridescenze antiche danno vita a nuove, originali creazioni di Archimede, che, nel suggellare la mostra, evidenziano ancora una volta la vitalità inesauribile dell’arte vetraria e la linea di continuità tra l’antichità ed il mondo contemporaneo.
 
Catalogo Edizioni G. Mazzotta
www.mazzotta.it