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Appartamenti del Doge

Fondazione Palazzo Ducale Genova

La mostra è articolata nelle prestigiose sale dell’Appartamento del Doge di Palazzo Ducale. La curatela scientifica è di Piero Boccardo, conservatore della Galleria di Palazzo Rosso di Genova, coadiuvato da un Comitato scientifico costituito da studiosi italiani e stranieri e dai conservatori del Museo dell’Ermitage, Svetlana Vsevolojskaya, responsabile della Sezione pittura italiana, e Irina Grigorieva, responsabile della Sezione disegni Italiani.
 
La mostra ed il catalogo, attraverso straordinarie opere d’arte e documenti, ricostruiscono l’immagine dei tempi, situazioni, luoghi e figure protagoniste nella storia dei rapporti fra Genova e la corte di San Pietroburgo nel corso del XVIII secolo: da Pietro il Grande a Caterina II, agli altri Zar, dagli ambasciatori russi e genovesi ai più importanti visitatori.
 
Dai contatti fondamentalmente marittimi e mercantili (Genova era il porto d’imbarco dei marmi e delle sculture destinate alle residenze imperiali di San Pietroburgo nel XVIII secolo) a quelli culturali e diplomatici. Fra questi è rimasta famosa la missione del marchese Rivarola, unico ambasciatore della Repubblica di Genova alla corte di Caterina II dal 1783 al 1785.
 
I saggi in catalogo ricostruiscono i percorsi delle opere fra Genova, il collezionismo internazionale e gli agenti della corte degli Zar, in particolare della Grande Caterina II, l’Imperatrice a cui si deve la parte più ampia della raccolta che rappresenta una delle più cospicue e importanti collezioni di opere della scuola genovese conservate fuori dalla Liguria. Le opere coprono un arco di tempo compreso fra il Cinquecento e il Settecento con dipinti di grande qualità di Luca Cambiaso, Bernardo Strozzi, Gioacchino Assereto, G.B. Castiglione “Il Grechetto”, Anton Maria Vassallo, Valerio Castello, G.B. Langetti, Peter Muller “Il Tempesta”, G. Agostino Cassana, Peirano “Genovese”, Alessandro Magnasco e disegni di Luca Cambiaso, Lazzaro Tavarone, G. B. Paggi, Giulio Benso, G. G. Castiglione “Il Grechetto”, Valerio Castello, Bartolomeo Biscaino, Domenico Piola, Giò Andrea Carlone, Alessandro Magnasco. In mostra un raro disegno di Charles De Wailly consente di conoscere l’apparato decorativo di Palazzo Campanella di Via Garibaldi perduto durante l’ultimo conflitto.
Dopo Kandinsky, Vrubel’, Jawlensky e gli artisti russi a Genova e nelle Riviere, la nuova mostra, Grande pittura genovese dall’Ermitage: da Luca Cambiaso a Magnasco, rappresenta la seconda importante tappa del grande progetto Genova – San Pietroburgo, (che terminerà in autunno con la mostra Dipinti e disegni genovesi dal ‘500 al ‘700 che verrà allestita all’Ermitage) e sottolinea ancora la stretta collaborazione tra Genova e San Pietroburgo e in particolare tra Palazzo Ducale e il grande museo dell’Ermitage.
 
La mostra, curata da Svetlana Vsevoložskaja e da Irina Grigorieva conservatori dell’Ermitage, con la collaborazione di Piero Boccardo, direttore della Galleria di Palazzo Rosso di Genova, propone anzitutto una offerta di dipinti e di disegni, tutti – sia quelli appartenenti a forti personalità (a Luca Cambiaso per esempio, o a Bernardo Strozzi, al Grechetto, a Valerio Castello, a Magnasco) sia quelli dovuti a figure meno note – di altissima qualità, anche se, non di rado, in Italia poco conosciute.
 
Nel loro nucleo maggiore, le opere genovesi dell’Ermitage risalgono infatti agli acquisti che nella seconda metà del Settecento l’imperatrice Caterina II fece di grandi collezioni europee nelle quali queste opere erano entrate perché ne era stato ben apprezzato il grande valore artistico.
 
Le collezioni europee che l’imperatrice comperò erano tanto pregevoli e tanto articolate da assicurare – al di là delle intenzioni dell’acquirente – alla corte di San Pietroburgo molte opere di spicco di una scuola genovese di cui pure poco si sapeva.
 
Tra le acquisizioni più significative per conto dell’Imperatrice Caterina II, spicca quella della collezione del conte Heinrich Brühl. Onnipotente ministro del re Augusto III di Sassonia, il conte Brühl, disponendo liberamente del tesoro dello Stato, aveva costituito a Dresda una galleria personale composta da opere di altissimo livello, tra le quali San Secondo e l’angelo di Bernardo Strozzi, la Benedizione di Giacobbe di Gioacchino Assereto e la Strage degli innocenti di Valerio Castello.
 
Il primo importante nucleo di quadri del Magnasco, (il pittore genovese più copiosamente rappresentato in tutta la collezione dell’Ermitage) apprezzatissimo in tutta Europa per la sua grande ‘modernità’, arriva in Russia addirittura prima dell’età di Caterina II. Nel 1745 il pittore Georg Christophr Groot, conservatore dei quadri degli Zar, fu incaricato dalla imperatrice Elisabetta (1709 – 1762) di andare a Praga per cercare opere da destinare a una delle sue residenze di campagna. Groot acquistò 115 opere fra le quali compaiono quattro composizioni “di nuova e gradevole architettura” il cui autore è chiamato “Alexandrien”. La scelta sembra proprio essere stata guidata da una puntuale attenzione all’originalità del pittore genovese: del Magnasco si lodava infatti la “nuova e gradevole architettura”. In realtà poi i quattro dipinti di Magnasco non vennero destinate alla residenza di campagna, ma andarono a decorare lo studio della casa di Ivan Šuvalov, il favorito dell’Imperatrice Elisabetta.
 
L’arrivo a Genova di queste opere è anche una occasione per documentare anche attraverso i saggi in catalogo (edito da Mazzotta) i rapporti tra Genova e la Russia nel secolo XVIII, nel momento cioè in cui le opere genovesi giunsero a San Pietroburgo. La ricerca, per esempio, da parte di Pietro il Grande, di creare dei legami commerciali con Genova acquistando nella nostra città i marmi per gli edifici della sua nuova capitale. E ancora il racconto delle appassionanti vicende della missione in Russia dell’ambasciatore genovese Stefano Rivarola all’epoca di Caterina II (1783-85). E ancora
 
In questa mostra la vicinanza fisica tra le opere provenienti dall’Ermitage (più di cinquanta tra disegni e dipinti) e il grande patrimonio pittorico che i musei, le chiese, le gallerie private di Genova conservano permetterà a un largo pubblico, un gioco di suggestioni incrociate, di rapporti, di accostamenti che sarà sicuramente affascinante e molto illuminante.
 
Le opere coprono un arco di tempo compreso fra il Cinquecento e il Settecento con dipinti di grande qualità di Luca Cambiaso, Bernardo Strozzi, Gioacchino Assereto, G.B. Castiglione “Il Grechetto”, Anton Maria Vassallo, Valerio Castello, G.B. Langetti, Peter Muller “Il Tempesta”, G. Agostino Cassana, Peirano “Genovese”, Alessandro Magnasco e disegni di Luca Cambiaso, Lazzaro Tavarone, G. B. Paggi, Giulio Benso, G. G. Castiglione “Il Grechetto”, Valerio Castello, Bartolomeo Biscaino, Domenico Piola, Giò Andrea Carlone, Alessandro Magnasco.
In mostra un raro disegno di Charles De Wailly consente di conoscere l’apparato decorativo di Palazzo Campanella di Via Garibaldi perduto durante l’ultimo conflitto.  
Catalogo
Mazzotta, www.mazzotta.it