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Quando

Ore 12 – 19.30

Dove

Loggia degli Abati

Fondazione Palazzo Ducale Genova

Informazioni Tel. 0105531319 Ingresso libero

Inaugurazione, 23 dicembre 2003 alle ore 18.00, su invito
 
Martedì 23 Dicembre 2003 inaugura a Palazzo Ducale la mostra “Gente in albergo”.
In principio era una valigia di cartone, di quelle utilizzate dagli emigranti per portare le loro poche cose in America o dai poveri per mettere al sicuro i pochi averi.
In una semplice valigia di cartone, con la maniglia fatta col fil di ferro ritorto, un tecnico dell’Albergo dei Poveri, il geometra Martini, ha radunato per anni tutte le testimonianze fotografiche che saltavano fuori man mano che l’Albergo dei Poveri veniva svuotato. Erano immagini che testimoniavano oltre cento anni di vita nella città-Albergo e alle quali si sono aggiunte decine di antiche stampe molto più antiche: ne è venuta fuori una mostra, “Gente in Albergo”, che verrà ospitata a Palazzo Ducale dal 23 dicembre alla metà di gennaio.
L’ingresso è gratuito, le testimonianze meritano di essere osservate con calma: sono foto che raccontano la povertà più estrema ma anche le scelte delle molteplici Amministrazioni che si sono succedute alla guida del “Brignole” nel corso di tutto il secolo scorso. La mostra – ordinata dal giornalista genovese Raffaele Niri e realizzata dalla “Praxi” – è costituita da una sessantina di pannelli e quasi duecento immagini: una decina di questi pannelli, però, risalgono all’immediato dopoguerra e raccontano – utilizzando immagini che vanno dagli anni Venti agli anni Quaranta – l’Albergo dei Poveri visto con gli occhi degli Anni Cinquanta. Com’è noto l’enorme struttura è stata completamente svuotata, per essere destinata ad accogliere due Facoltà Universitarie, Scienze politiche e Giurisprudenza.
L’attuale amministrazione del “Brignole” (il presidente è il vicesindaco Alberto Ghio, il direttore generale è Michela Costa) ha attuato una seria politica di decentramento, facendo nascere una serie di strutture moderne e decentrate sul territorio invece dell’enorme edificio “dimora di ogni bisognoso” pensato nel Seicento da Emanuele Brignole.
Le foto raccontano l’idea originaria del Brignole (diciotto “quartieri” destinati, ad esempio, a “lebbrosi e tignosi”, “orfani deleritti che sfilano corde”, “marioli e giovani di mala piega”, “vecchie di buona qualità”, “penitenti gravide”, “figlie da 12 anni che si crescono per sistemarle”, “scandalose e incorreggibili”), la creazione di una città nella città, l’incredibile sviluppo che portò ad avere contemporaneamente nell’Albergo qualcosa come ottomila persone, fino alla vita quotidiana nel Novecento. Con l’avvento della fotografia le fasi del secolo scorso sono, ovviamente, molto più facili da documentare: c’è la visita dei Savoia, c’è il Natale fascista, poi la Liberazione, la banda americana che tiene un concerto per i degenti, la lunga stagione democristiana (con la presenza ad ogni festa dell’onorevole Ines Boffardi e le visite del Cardinal Siri, dei sindaci Pertusio e Pedullà) e i tanti momenti di festeggiamenti “interni” (la festa per il centesimo compleanno della degente Caterina Modica, la festa di Battesimo dell’anziana Rosa Gazzo, le feste della mamma e quella della Santissima Trinità). Ma sono documentati anche momenti tragici (come l’esplosione della calderina dell’Istituto che uccise tre operai), piccoli e grandi cambiamenti (la festa per l’arrivo della prima lavatrice, le nuove cucine, l’enorme lavastoviglie).
Più antiche le foto del lavoro quotidiano: l’Albergo funzionava come una città, con il suo centro stampa, la falegrameria, la panetteria, la sartoria. E poi la fabbrica di scarpe, quella di sete (che risale addirittura al Seicento), quella di corde e gomene. La mostra “Gente in Albergo” non finirà con Palazzo Ducale: i pannelli troveranno posto all’interno dell’Albergo dei Poveri e racconteranno, agli studenti universitari, la storia di quelle stanze. Non a caso l’Università è uno degli sponsor della mostra, insieme alla Cassa di Risparmio (un pannello racconta l’apertura della prima “filiale interna”), la Camera di Commercio (che ha plaudito alla valorizzazione delle storie di lavoro sviluppatesi nella Città-Albergo), all’assessorato alla cultura della Regione Liguria, alla Carena che è l’impresa che sta lavorando al recupero a fini universitari dell’Albergo (e un paio di pannelli raccontano la complessa trasformazione, sotto la guida dell’architetto Enrico Bona, dell’imponente struttura) e all’Amiu.La mostra ospita anche alcuni “pezzi” rari: il registro con gli autografi dei visitatori (da Vittorio Emanuele e la Regina Elena a Vittorio Sgarbi e Michele Cocuzza), la pergamena che elenca i “parroci interni” dalla metà del Seicento ad oggi, i menù dei ricoverati. E, ancora, le strutture di vita quotidiana, dal letto spoglio ai paraventi che, teoricamente, permettevano un pò di privacy.