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Fondazione Palazzo Ducale Genova
La questione della follia e del suo legame con l’ispirazione artistica attraversa tutta la storia della cultura occidentale, da Platone in avanti; in particolare nei primi decenni del ’900 molti artisti ed intellettuali si confrontarono con questo rapporto. Il primo ad analizzare scientificamente la relazione tra arte e follia fu lo psichiatra di Heidelberg Hans Prinzhorn che, dopo aver collezionato più di 5000 opere prodotte da malati di mente, scrisse nel 1922 il famoso libro “L’arte dei folli”.
La sua pubblicazione ebbe grande influenza su movimenti artistici quali il dadaismo e il surrealismo e su artisti come Paul Klee e Max Ernst.
Nel 1949 l’artista francese Jean Dubuffet occupandosi di questo tipo di arte coniò la definizione ART BRUT e fondò a Losanna un museo ad essa dedicato.
La mostra “Figure dell’anima – Arte irregolare in Europa” offre una panoramica sui più importanti artisti e collezioni di questo secolo.
Il percorso storico incomincia con la collezione, risalente agli anni 1929-31, di Hans Prinzhorn, presentata per la prima volta in Italia in modo così ampio.
Dal Kunstmuseum di Berna sono invece state prestate le opere di Adolf Wölfli, vero e proprio artista totale che in musica, pittura e poesia ha raccontato un mondo mirabolante e dettagliatissimo.
Dal museo svizzero di Solothurn vengono le opere di Aloïse, che ha definito in colori smaglianti tutte le varianti dell’amore e della passione nelle coppie celebri della storia e della letteratura.
La collezione Eternod-Mermod di Losanna ha offerto le opere di Louis Soutter, il colto artista svizzero che ha passato la maggior parte della sua vita in una casa di riposo per anziani indigenti; e dei britannici Madge Gill e Scottie Wilson.
Presente in mostra anche l’italiano Carlo Zinelli, le cui opere di grande inventiva e complessità immaginifica sono considerate veri e propri capolavori dell’Art Brut.
Come ponte tra il passato e il presente figurano le opere create tra il 1960 e oggi nella clinica psichiatrica Maria Gugging, vicino a Vienna, all’interno della quale venne creata, negli anni Ottanta, la “Casa degli Artisti”.
Personalità artistiche sviluppatesi in questo contesto come Johann Hauser, August Walla e Oswald Tschirtner hanno sicuramente influenzato con la loro forza espressiva l’arte contemporanea.
La sezione più attuale della mostra si compone di opere nate in laboratori creati all’interno di ospedali psichiatrici, o sotto la loro sfera d’influenza, come la già citata “Casa degli Artisti” di Gugging. La situazione italiana è documentata dalle opere di artisti raggruppabili attorno a cinque importanti laboratori:
– l’Istituto per le materie e le forme inconsapevoli di Genova Quarto, attivato dalla grande energia artistica e umana di Claudio Costa, dove sono cresciute personalità artistiche come Davide Raggio e Stefano Grondona;
– Genova Cogoleto, con le opere realizzate alla fine degli anni Trenta da Gino Grimaldi a decoro della chiesa di Cogoleto;
– La Tinaia di Firenze, fondata da Massimo Mensi e Dana Simionescu, che è il laboratorio che da più anni lavora in questo campo;
– Wurmkos, un gruppo di artisti coordinati da Pasquale Campanella all’interno della Cooperativa “Lotta contro l’emarginazione” di Sesto S. Giovanni;
– Adriano e Michele, laboratorio di formazione recente coordinato da Michele Munno, unico ad essere inserito, come la “Casa degli Artisti”, all’interno di una istituzione ospedaliera (Istituto Fatebenefratelli di San Colombano al Lambro).
Un’ultima sezione completa la mostra occupandosi dell’aspetto trasgressivo di quest’arte, dell’interazione e del fruttuoso rapporto tra artisti dell’Avanguardia e “arte irregolare”, facendo riferimento ad opere create a quattro mani da Arnulf Rainer e dei pazienti della “Casa degli Artisti” di Gugging.
Al fianco di tali opere troviamo i disegni di Mary Barnes a documentare la vitalità della ricerca artistica europea negli anni Settanta, e la produzione del genovese Claudio Costa.