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Fondazione Palazzo Ducale Genova

La guerra
14 – 24 luglio 2022, Ducale Spazio Aperto

Mi ha colpito l’analogia tra le immagini di Gagliardo e le immagini che purtroppo i mezzi di informazione ci mostrano circa la guerra in corso in Ucraina. Il messaggio di Gagliardo è fortemente anti-militarista e pacifista, e mi è parso quindi doveroso proporre oggi la sua opera in mostra, nell’intendo di contribuire a risvegliare le coscienze o quantomeno a generare dubbi.

Massimo Carli, curatore della mostra

Schivo, riservato ed estraneo, nonostante l’intensa attività espositiva, alla temperie artistica del suo tempo, Alberto Helios Gagliardo (Genova 1893 – 1987) fu protagonista negli anni tra le due guerre di una ricerca pittorica in controtendenza rispetto al clima culturale e ideologico dell’epoca.
Dopo una formazione d’impianto tradizionale – fu allievo all’Accademia Ligustica del pittore Tullio Salvatore Quinzio – Gagliardo elaborò un suo peculiare linguaggio artistico, ispirato nella prima fase da accenti stilistici e iconografici attinti dalla cultura simbolista: esordì infatti nel 1913 alla LIX Esposizione della Società di Belle Arti di Genova con il dipinto di matrice divisionista Autoritratto. Omaggio a Previati (1912).
Determinanti per la sua esperienza artistica furono tuttavia l’avvicinamento alla tecnica incisoria, riscontrabile già nel 1916 con la prima acquaforte Tramonto dopo il temporale, e il rapporto di amicizia e collaborazione avviato nel 1923 con Domingo Motta, che lo incoraggiò a perseverare in tale campo di ricerca. In quello stesso anno – segnato dalla partecipazione di Gagliardo, con alcuni disegni e stampe, alla Prima Esposizione Internazionale delle Arti Decorative di Monza – l’artista iniziò il ciclo di acqueforti La guerra. Caratterizzata nel suo impianto compositivo dalla stridente coesistenza tra un realismo analitico e una deformazione dell’immagine di matrice espressionista, questa serie grafica – aperta dall’incisione Non fate agli altri ciò che non volete sia fatto a voi stessi e terminata nel 1940 con Partenze e Brindisi triste – rappresentò l’opera più innovativa e dirompente di Gagliardo, che in essa riversò i principali temi della sua formazione culturale.
L’artista aveva precocemente manifestato una profonda vicinanza con gli ideali poetici e umanitari di Lev Tolstoj, come testimoniato dalle illustrazioni per il romanzo Resurrezione (esposte alla Promotrice genovese del 1922) o dal gruppo di disegni presentati l’anno successivo alla citata prima edizione della Biennale di Monza.
Questa sua peculiare sensibilità verso l’evangelismo e il socialismo umanitario tolstoiano confluì – attraverso il filtro di una sua personale etica religiosa – nell’elaborazione di un’autonoma e, all’epoca, minoritaria vocazione pacifista, che Gagliardo riversò nelle drammatiche immagini del suo ciclo grafico. La sua radicale condanna degli orrori della guerra fu inoltre influenzata dal profondo interesse per le teorie spirituali e filosofiche di Rudolf Steiner, attestato dalla sua adesione alla Società teosofica di Genova.
L’influenza di tali suggestioni culturali improntò anche la sua parallela attività pittorica che, caratterizzata nel corso degli anni Trenta da un progressivo approccio realista, manifestò una predisposizione mistica e spirituale nei confronti di temi sociali, come appare evidente nei dipinti Fumo, esposto alla Promotrice del 1922, e La pietà umana del 1945.
Nel frattempo Gagliardo, che nel 1925 aveva esposto alcune acqueforti all’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes di Parigi, partecipò nel 1928 alla Biennale di Venezia, dove fu invitato regolarmente sino al 1938, ritornandovi nel 1942. Prese inoltre parte, dal 1929 al 1944, a tutte le mostre del Sindacato fascista di Belle Arti. Nominato nel 1930 Accademico di merito dell’Accademia Ligustica, vi assunse nel 1938 la direzione del corso libero di nudo, della scuola d’incisione e di xilografia e, nel 1940, della scuola superiore di pittura.
Se si eccettua il periodo bellico, in cui si trasferì nell’entroterra di Chiavari, Gagliardo risiedette sempre a Genova, proseguendo l’attività didattica nel suo studio e continuando a esporre intensamente in Italia e all’estero.


A cura di Massimo Carli

Ingresso libero
da martedì a domenica, ore 10-13 e 14-18
lunedì chiuso