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Fondazione Palazzo Ducale Genova

Giuliano Volpe è ordinario di Metodologie della ricerca archeologica all’Università di Bari ‘Aldo Moro’. Ha insegnato a lungo Archeologia cristiana e medievale all’Università di Foggia, di cui è stato rettore tra il 2008 e il 2013. È Presidente della Consulta universitaria per le Archeologie Postclassiche e della Federazione delle Consulte Universitarie di Archeologia. Dal 2014 al 2018 è stato Presidente del Consiglio Superiore ‘Beni culturali e paesaggistici’ del MiBACT. Insegna Archeologia tardoantica alla Scuola Archeologica Italiana di Atene. Ha diretto numerosi scavi e ha coordinato molti progetti di ricerca nazionali e internazionali.

Dirige varie collane scientifiche ed è autore di numerose pubblicazioni, tra cui le monografie La Daunia nell’età della romanizzazione (Edipuglia, Bari 1990), Contadini pastori e mercanti nell’Apulia tardoantica (Edipuglia, Bari 1996), Le vie maestre (Edipuglia, Bari 2013), Patrimonio al futuro (Mondadori-Electa, Milano 2015), Un patrimonio italiano (Utet-De Agostini, Novara 2016), Il bene nostro. Un impegno per il patrimonio culturale (Edipuglia, Bari 2018), Archeologia pubblica. Metodi, tecniche, esperienze (Carocci, Roma 2020).

Quando finisce l’archeologia? Quando inizia la storia?

Moltissima parte della storia dell’uomo sul pianeta è priva delle fonti scritte. Non solo per la preistoria e i più remoti periodi storici – che coprono oltre il 99% dell’arco di tempo della storia umana – ma anche per buona parte delle età storiche e per molti territori l’archeologia costituisce pressoché l’unica fonte importante di informazioni. La stessa storia di Genova, almeno per le fasi più antiche, è stata ricostruita prevalentemente sulla base dei dati materiali.

È ormai noto che è grazie ai metodi archeologici che si possono acquisire conoscenze altrimenti impossibili anche per i periodi a noi più vicini, fino addirittura alla contemporaneità. Non sono più invalicabili, infatti, né i confini geografici né le barriere cronologiche per un’archeologia che oggi è possibile definire mondiale, in un continuum ininterrotto dalle epoche più remote fino ai nostri giorni.

La lezione illustrerà, tramite vari esempi relativi a diversi contesti territoriali e cronologici, tratti anche dalla personale esperienza di ricerca, alcuni dei campi d’indagine e le potenzialità per la conoscenza storica della ricerca archeologica, cioè di quella disciplina (o meglio di quel metodo) che si occupa delle società passate e delle relazioni che queste hanno avuto tra di loro e con l’ambiente a partire dai resti materiali, o, più precisamente, dalle tracce lasciate dagli uomini e dalla natura.

domenica 3 aprile, ore 11
Sala del Minor Consiglio


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