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Fondazione Palazzo Ducale Genova

martedì 26 settembre 2023 ore 20.30, Cortile Maggiore

Dalla vasta letteratura di Sem Benelli e dell’epoca, emerge il ritratto di una condizione femminile forzata dalle condizioni del tempo, che si associano alla figura della femme fatale seducente e inaccessibile, come in ritratti sintetici o sineddochici. Questa visione appartiene ad un’Italia che col Nuovo Codice di procedura penale, le restrizioni ed i divieti alle donne di partecipazione alla vita politica, se lascia inalterati i grandi miti, compreso quello di Sarah Bernhardt, o di Theda Bara (prima Vamp), vede i maggiori letterati in campo esprimersi in proposito. E così  il tema del sesso viene affrontato capillarmente, se ne affollano le menti, nell’incredulità letteralmente sospesa già dal Manuale di seduzione di Marinetti, ambasciatore e portavoce del governo fascista, all’inizio amico di Sem Benelli, che considera il gentil sesso inferiore.

La pericolosità della seduzione sembra basata su un duplice fenomeno di attrazione e repulsione. È qui che tra le «vere madri italiane» glorificate da Mussolini e gli «orinatoi di carne» (Giovanni Papini), la modernità insinua un terzo tipo di donna, minoritario in termini numerici, ma dominante nel cinema, nel doppiaggio, alla radio e sulle riviste femminili, che era libera, disinibita ed elegante, perfino perversa. La «donna di tipo tre», (U. Notari, 1929) «nuova creatura di sesso femminile, frutto diretto della macchina». Fuori dalla sfera domestica quindi nasce il falso mito di una femminilità perversa e malefica, proprio nel momento in cui l’industria cinematografica italiana non riesce a sopravvivere alla crisi economica post Prima guerra mondiale e le donne fatali svaniscono quasi completamente con la restaurazione del ventennio fascista.  Qualunque sogno di emancipazione dai ruoli sociali degli anni dieci scompare, ma sarà la testimonianza di Sem Benelli a tirare le conclusioni e fugare ogni dubbio.

Sem Benelli ebbe un successo mondiale, la sua Cena delle beffe fu rappresentata a Parigi nel 1910 con Sarah Bernhardt e a Broadway con un successo ancora maggiore al Plymouth Theatre di New York con John Barrymore (256 repliche). Nel 1941 uscì il film per la regia di Alessandro Blasetti, dove ritroviamo il protomito erotico partito da Pina Menichelli ora nelle mani di Clara Calamai. Anche Carmelo Bene la rappresentò con Gigi Proietti nel 1974, per poi farne una versione rivisitata al Teatro Carcano di Milano nel 1979, tutta rutti e gorgoglii. Per le notizie su questa si ringrazia il Teatro Stabile di Torino, che ha fornito preziose informazioni, oltre a Doriano Fasoli, Luisa Viglietti e Joe Rotto. La Cena delle beffe non è che uno dei lavori di una produzione vastissima di Sem Benelli.

A lui, ligure di adozione, che fece costruire il suo Castello a Zoagli, dobbiamo la definizione di Golfo dei Poeti, scritta in morte dellamico e grande scienziato darwiniano Paolo Mantegazza: “Beato te, o poeta della scienza che riposi in pace nel Golfo dei Poeti. Beati voi, abitatori di questo Golfo, che avete trovato un uomo che accoglierà degnamente le ombre dei grandi visitatori”. 

Presentiamo al pubblico un nuovo spettacolo su una figura che discutibilmente è stata considerata minore a D’Annunzio, il cui titolo è ispirato dalla nipote Stefania Benelli.


Le femmine di Sem Benelli

Regia e adattamento: Daniela Capurro

Interpreti: Francesca Tripaldi, Nicolò Parodi, Valter Sarzi Sartori

Musiche: Filippo Zattini

Si ringrazia il Teatro Nazionale di Genova


Prenotazioni e biglietti

Prenotazioni: info@teatrogag.com, Liveticket

Biglietti:

intero€ 15,00, ridotto€ 12,00

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