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Quando

23 settembre, dalle ore 15.30

Dove

Cortile Maggiore

Fondazione Palazzo Ducale Genova

Tornare a dire, a emozionare
non stop di parole, musica,
teatro e danza aperta alla città

Giunta al nono anno consecutivo, l’iniziativa “Genova contro la violenza sulle donne – tornare a dire, a emozionare”, è organizzata dalle associazioni Atelier, Marea, Archinaute.
Questo evento, che è diventato un appuntamento fisso e che ha richiamato nel tempo un numero sempre maggiore di persone, ha l’intento di fornire uno spazio nel quale donne e uomini possano esprimersi secondo le diverse competenze e talenti, per dichiarare la propria volontà a ricercare un rapporto fra i generi basato sul riconoscimento e sul rispetto, contro ogni forma di violenza sulle donne. Questa iniziativa privilegia un tipo di comunicazione che si basa sulle emozioni, pertanto nel corso del pomeriggio si alterneranno interventi parlati, brani teatrali e musicali, danza, letture, che susciteranno commozione, indignazione, riso, divertimento, ma soprattutto pensiero.
Tema portante di questa edizione:GUARDA COSA MI HAI FATTO FAREE’ una frase con cui spesso gli uomini che usano violenza nei confronti delle donne, ribaltano la propria responsabilità.
È uno degli aspetti della violenza: la convinzione -che fa parte di una cultura difficile da debellare- che spesso sia a causa delle donne stesse che si scatena la violenza maschile.
“L’ha provocato”, “sa che quando è nervoso deve stare zitta”, “sa che gli da fastidio che si vesta così”, “poteva stare in casa, invece di uscire con le amiche” “lui è una brava persona, bisogna solo saperlo prendere”… come se l’esuberanza e l’aggressività maschili fossero costituzionalmente difficili da arginare, e spettasse alle donne il compito di contenerle.
Purtroppo in alcuni casi queste convinzioni vengono assunte anche da donne che subiscono maltrattamenti e questo fa sì che non riescano ad abbandonare situazioni pericolose, aggiungendo alla violenza subita il senso di colpa.
 
Nella nona edizione della manifestazione vogliamo riflettere in particolare su questo aspetto della violenza.
Chiediamo complicità a quegli uomini che non si riconoscono in questa mentalità e l’avvio o il prosieguo di una riflessione sui loro comportamenti stereotipati, anche inconsapevoli, e sul silenzio che comporta connivenza.
Per questo, accanto alle nostre voci, sono presenti voci e pensieri maschili, per continuare un cammino di libertà da stereotipi e comportamenti imposti, cammino di libertà per tutte e tutti.