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Fondazione Palazzo Ducale Genova

Convegno “Fare cultura a Genova. Appunti per il futuro”
Munizioniere
10-11 aprile 2007

10 aprile ore 16.00
Genova/Europa: la città creativa
Coordina Teresa Sardanelli Direttore Cultura e Promozione della Città

11 aprile ore 09.30
Sguardi multipli sulla città che cambia
La trasformazione della Cttà
Lorenzo Caselli

Un bilancio
Luca Borzani Assessore alla Cultura
Coordina Giuliano Galletta

Conclusioni:
Anna Castellano Assessore alla Promozione della Città

Ufficio Cultura e Città
direzione cultura e promozione della città
Palazzo Ducale
Piazza Matteotti 9
16123 Genova
telefono 010 5573967
fax 010 5573970

Fare cultura a Genova. Appunti per il futuro

Si concludono oggi, mercoledì 11 aprile, i due giorni che Genova ha dedicato al “fare cultura in città”. E scrivere gli appunti per il futuro significa buttare un occhio al passato e scoprire come è cambiata la città nei suoi anni cruciali, che vanno dal 1992 – anno delle Colombiadi – ai giorni nostri passando per il 2004, che ha visto Genova protagonista come Capitale della Cultura Europea.

La memoria e il futuro è stato il tema del dibattito condotto da Giuliano Galletta, che stamattina ha animato la Sala del Munizioniere di Palazzo Ducale. Luca Borzani ha parlato dell’importanza per Genova del tasso di creatività, che viene soprattutto dai giovani. «Si è aperta la strada dell’arte contemporanea, che ha creato una nuova rete: da Villa Croce all’Accademia Ligustica di Belle Arti, fino alle gallerie. I giovani fruiscono di spazi nei quali possono esprimersi». Ma sarà proprio vero che in città ci sono gli spazi per creare e farsi conoscere? Gabriele Taddeo, presidente dell’Arci, non la pensa così: «a Genova mancano gli spazi culturali e d’aggregazione», ha detto, «ci vorrebbe una regia pubblica».

Ma Borzani guarda all’innegabile trasformazione di Genova: «l’investimento che ha avuto inizio nel ’92 è terminato nel 2004 e oggi ne raccogliamo i frutti: la città ha cominciato a produrre nonostante il classico maniman». Il sistema dei musei ha cambiato faccia: «oggi l’Acquario non è più l’attrazione principale per i turisti, che sempre più scelgono le mostre cittadine».

Ma cosa si può fare per migliorare ancora? «Bisogna fare sistema e far crescere la città creativa. Ci sono pochi finanziamenti e nel sistema culturale genovese manca ancora sinergia». I temi importanti sono davvero molti: «c’è ad esempio il rapporto centro-periferia. La prossima scommessa? Passare dalla città policentrica a una policentricità delle offerte». Soprattutto prevale la voglia della città di aprirsi e di comunicare. E qui si tocca un altro tasto dolente: Caterina Gualco, dell’Associazione Amici del Museo di Villa Croce, lamenta nel suo intervento «la mancanza di comunicazione, anche se ringrazio l’amministrazione pubblica per la sua apertura nei confronti dei privati».

Interviene poi nel dibattito Manuela Arata, presidente del Festival della Scienza: «è bello che in una discussione sulla cultura si dia spazio alla tecnologia», esordisce. Con 250.000 visite, il Festival ha avuto anche quest’anno un successo inaspettato: «il progetto coinvolge i giovani. I nostri animatori sono l’elemento trainante e i ricercatori utilizzano la manifestazione come vetrina per presentare le novità». Per l’anno prossimo il Festival pensa in grande: «un padiglione dedicato alla Cina e una crociera della scienza nel Mediterraneo».

E come sono andate le cose all’Università? «Genova è come un laboratorio. Speriamo nel futuro di riuscire a saldare le due città, ovvero il waterfront e il centro storico. Ma per trasformare la città sono necessari tanti concorsi: i giovani sono sottovalutati». Margherita Rubino, presidente dell’Assocoazione Buonavoglia e docente universitaria, aggiunge: «l’Ateneo dovrebbe occuparsi maggiormente dei fermenti culturali, ma è migliorata nell’accoglienza. Oggi sono disponibili molti alloggi per gli studenti». Il bilancio è positivo anche per le scuole: «i ragazzi hanno partecipato attivamente ai progetti culturali, trasmettendo ciò che hanno imparato anche alle loro famiglie», spiega Sara Pagano, del Ministero della Pubblica Istruzione.

In questi anni la cose sono cambiate anche all’Accademia Ligustica di Belle Arti: «da dieci anni lavoriamo per farla crescere», afferma la direttrice Emilia Marasco, «abbiamo lavorato con calma e ci siamo aperti alla città». Tratto da Focus On N.15, 11/04/2007
vedi l’archivio di Focus On