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Quando

ore 17.45

Dove

Sala del Maggior Consiglio

Fondazione Palazzo Ducale Genova


Rachele Borghi
 
Gli studi più recenti sul rapporto tra sessualità, differenza e spazio hanno mostrato come lo spazio pubblico sia costruito intorno alla nozione di ‘comportamento sessuale appropriato’, escludendo così i modi di vivere non centrati sulla monogamia, l’eterosessualità e il sesso procreativo, cardini dell’ordine sociale nella maggior parte delle società patriarcali.
Inoltre, l’esclusione spaziale dei ‘dissidenti’, di quegli individui cioè che non si conformano per diverse ragioni a ciò che viene considerato ‘normale’, contribuisce a riprodurre le nozioni di cittadinanza e di diritto sulla base dell’eteronormatività. Lo spazio pubblico gioca un ruolo fondamentale nella costruzione e nella legittimazione di una serie di politiche, formulate a partire da un’eteronormatività mai esplicitata. Per questo, relegare la sessualità solo alla sfera privata significa ignorare la sua funzione di dispositivo nella formazione dell’identità collettiva.
Lo spazio pubblico viene pensato, gestito e modellato in base a una rigida concezione dualistica (maschio/femmina, lecito/illecito, omosessuale/eterosessuale, abile/dis-abile). Di conseguenza nello spazio (quello urbano in particolare) possiamo leggere tutti i meccanismi di inclusione/esclusione che sono alla base della costruzione sociale dei generi. Partendo da queste premesse, l’intervento vuole portare l’attenzione su quelle che possono essere considerate ‘violazioni’ alle regole della normalità. Infatti, se lo spazio pubblico riproduce e legittima molte forme di esclusione sociale, le performance permettono di reagire e trasgredire tale ordine. La performance permette di trasformare il corpo stigmatizzato, invisibile in uno strumento di reazione all’ordine imposto. Il corpo, simbolo di marginalizzazione sociale, diventa, attraverso l’inversione, uno strumento per la riaffermazione della propria esistenza come soggetti queer e freak Le pratiche di rottura dell’ordine normativo permettono la sovversione dell’ordine stabilito attraverso azioni dirette, performance che agiscono nello spazio, fisico e mentale. Permettono di rendere visibile l’ordine dominante e le strutture che inglobano gli individui, sovvertendole. Il risultato è la creazione di spazi alternativi, virali, frutto di logiche differenti, di sperimentazione e di negoziazione. Il corpo acquista cosi un ruolo centrale: attraverso le performance è possibile creare delle ‘rotture’ ed interagire con lo spazio in maniera nuova. Il corpo e la sua sessualità escono dalla sfera del privato per entrare a pieno titolo nel pubblico e soprattutto nel politico per “infrangere le barriere tra ciò che si vede e ciò che non si vede” (Diana Pornoterrorista), per rompere l’eteronormatività intrinseca allo spazio pubblico e metterne in luce la natura fortemente normativa e violentemente normalizzante.

rassegna: L’invenzione dell’eterosessualità