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Fondazione Palazzo Ducale Genova
Una conversazione con Rosellina Archinto
La classicità irrompe nel presente, in una fusione fantastica fra antico e moderno.
La ricerca degli altri – con cui giocare, scambiare messaggi, mail, telefonate semplici o con Skype – determina le nostre vere indentità. Siamo o diventiamo chi siamo perché qualcuno riconosce la nostra presenza. Ciò conferisce a coloro che guardano un enorme potere. In effetti il potere è questo, condividere all’istante con centinaia di migliaia di persone un testo che abbiamo letto o una scena a cui abbiamo assistito. Il motto dell’era elettronica è quello famosissimo del vescovo di Berkeley che nel XVIII secolo dichiarò: “Essere significa essere percepiti”.
Eppure, la maniera principale per noi di interagire con gli altri passa attraverso le parole. Troviamo parole nelle nostre origini. Ma sono anche nel nostro futuro? Le parole ci servono non solo per cominciare a capire cosa e dove siamo, ma anche per confermare e definire la nostra identità e il mondo intorno a noi?
Le parole possono esprimere non solo ciò che viviamo ma anche ciò che vorremmo vivere? Tra i suoi ultimi libri tradotti in italiano Novelle classiche, Il Canneto Editore, 2014.