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Fondazione Palazzo Ducale Genova

Lunedì 19 dicembre 2011 ore 17, Sala del Minor Consiglio

Presentazione del libro di Marco Salotti edito dalla casa editrice Le Mani.

Intervengono insieme all’autore, Dino Cofrancesco, docente di Storia del Pensiero Politico, Università di Genova e Marco Sciaccaluga, attore e regista teatrale.

Alla fine degli anni Venti il Fascismo è fatto, ora bisogna fare l’Italia fascista e andare al cinema è una scelta di italianità. Non importa se è un film militante alla Blasetti o una commedia spensierata alla Camerini, se si canta “Giovinezza Giovinezza” o “Parlami d’amore Mariù”, se i protagonisti indossano la camicia nera o quella bianca dello smoking: tutti , credenti e agnostici, fascisti e non fascisti, collaborano a creare l’immagine di una nuova Italia che si sta trasformando in società di massa. L’ottimismo nel presente e la speranza nel futuro animano sia l’eroe aviatorio che il fattorino dei grandi magazzini, sia il combattente etico che il giovane scanzonato. I film nazionali si collocano sull’ambiguo confine tra propaganda esplicita e apparente disimpegno. Ma sullo schermo del regime tutto si tiene strategicamente, in un immaginario di celluloide che coinvolge Scipione l’Africano e De Sica, Garibaldi e Amedeo Nazzari, “Casta Diva” e “Mille lire al mese”, Ettore Fieramosca e Macario, l’Impero e Totò. Sono film destinati a rimanere nella storia del cinema non tanto per meriti artistici, ma come documenti di un’epoca, come testimonianza di atteggiamenti culturali e di comportamenti sociali. Il cinema italiano degli anni Trenta tenta di “rinascere” ogni tre o quattro anni: rinasce “parlante” nel 1930, “rinasce” con intenzioni colte presso la Cines di Emilio Cecchi, “rinasce” con intenzioni etiche ed estetiche durante l’era Freddi, Direttore Generale per la Cinematografia, “rinasce” autarchico e più commerciale col ministro della Cultura Popolare Dino Alfieri. Ma rinasce in maniera illusoria, senza poter vivere, perché privo della libertà di esprimersi e di criticare il presente. Solo dopo la Liberazione il cinema italiano potrà davvero rinascere.