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Fondazione Palazzo Ducale Genova
Libertà e Apocalisse. Il caso di Davide Lazzaretti (1834-1878) profeta, riformatore e martire
sabato 16 marzo 2024 ore 12, Archivio Storico
Figura singolare nel panorama socio-religioso della seconda metà dell’Ottocento, Davide Lazzaretti è stato considerato un “ribelle primitivo”, un “millenarista anarchico”, un “furioso rivoluzionario”, e anche un “fenomeno residuale del Medioevo”. La sua vicenda ha ricordato a molti quella di Thomas Müntzer, dei Taboriti boemi, delle jacqueries francesi e persino dei Taiping cinesi.
Beninteso: ciascuno di questi richiami ha un qualche grado di plausibilità, ma il prisma intellettuale di questo “autodidatta delle montagne” è ben più complicato di quanto possa apparire ad un esame superficiale. Nei suoi scritti affiorano prepotenti suggestioni millenariste, ansie gioachimite, spinte libertarie ‘utopistiche’ che non consentono di ricondurre la sua vicenda a quella di un confuso e arcaico rivendicazionismo sociale.
Davide Lazzaretti è stato – al di là del folklore beghino che gli è stato cucito addosso – un pensatore originale e profondo. Da Gioacchino da Fiore che ben conosceva egli mutua soprattutto l’idea della venuta di un’età nuova, dell’instaurarsi di una nuova storia in cui tutti gli uomini hanno ormai conseguito una completa libertà dello spirito. I suoi scritti a stampa – dalle Rivelazioni al Libro dei Sette Sigilli – dipanano questo filo rosso della libertà progressivamente emergente nel tempo e prefigurano una nuova società di fedeli. Il Lazzaretti fonda anche una comunità di perfetti, costruisce una cittadella sulla cima di un monte guardata da uno ziggurat solare. Forse vuole rifarsi al Monasterium di cui aveva parlato Gioachino da Fiore, forse vuole evocare la utopica Città del sole di Campanella. In ogni caso egli mette in campo un ‘esperimento’ sociale animato da quelle idee di libertà e giustizia che lo resero ben presto inerme bersaglio dei gendarmi, per nulla libertari a quell’epoca.
Roberto Mancini insegna Storia politica e sociale nella sede italiana dell’Università di Middlebury, ha al suo attivo una lunga esperienza come docente in Italia e all’estero.
Si è interessato di storia sociale e della cultura in età moderna e contemporanea. Dirige il centro Téchne per le arti e la cultura industriale di Empoli ed è tra i fondatori della Casa editrice All’Insegna del Mare.
Tra i molti suoi scritti si ricordano qui: I guardiani della voce. Lo statuto della parola e del silenzio nell’Occidente Medievale e moderno, Roma, Carocci 2003; La trama del tempo. Reti di saperi, autonomie culturali, tradizioni (a cura), Roma, Carocci 2008; La lingua degli dei. Il Silenzio dal mondo antico al Rinascimento, Vicenza, Angelo Colla Editore 2009; Infedeli. Esperienze e forme del nemico nell’Europa moderna, Firenze, Nerbini 2013, Il martire necessario. Guerra e sacrificio nell’Italia contemporanea, Pisa, Pacini 2015, il volume, scritto insieme a Franco Cardini, Hitler in Italia. Dal Walhalla a Ponte Vecchio, maggio 1938. La complessità del fenomeno fascista alla luce di una storica visita, Bologna, Il Mulino 2020; Quel nemico che viene da est. La paura della Russia dal Settecento agli anni Duemila, in Ucraina 2022. La storia in pericolo, a cura di F. Cardini, F. Mini, M. Montesano, Viareggio, La Vela 2022; I Franchetti. Storia di una famiglia e di una nazione, Macerata-Roma, Quodlibet 2023. Per le edizioni All’Insegna del Mare, la monografia curata con Franco Cardini La storia come avventura, Roma 2020; Il cardo vermiglio di Tolstoj nel volume, a sua cura, di F. Montanari, Come un suono che la memoria potrà conservare, Roma 2023.