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Fondazione Palazzo Ducale Genova
Orario: aperta tutti i giorni escluso lunedì
Genova ricorda i 90 anni dalla nascita del Bauhaus con l’importante retrospettiva dedicata a Otto Hofmann, artista tedesco fra i più interessanti del gruppo che condivise quell’esperienza didattica nel celebre istituto a Dessau.
La mostra, curata da Giovanni Battista Martini, presenta circa 400 opere, tra cui molte mai esposte: olii, disegni, acquerelli, oggetti di design, lettere e – vera rarità – i quaderni illustrati di Hofmann delle lezioni tenute da Klee e Kandinsky tra il 1928 e il 1930.
La retrospettiva sull’artista tedesco, pittore e designer, la cui vicenda attraversa gran parte del Novecento, è organizzata in collaborazione col Goethe Institut Genua, ed è un’occasione per approfondire i temi della pittura astratta che, come scrive Kandinsky, “è la più difficile tra tutte le arti. Bisogna saper disegnare bene, avere sensibilità acuta per i colori e la composizione, essere un vero poeta: questo è l’essenziale”.
La mostra
Studiare la formazione di Hofmann consente di parlare di quello strordinario laboratorio della modernità che fu il Bauhaus, la scuola d’arti applicate fondata da Gropius a Weimar nel 1919, poi trasferita a Dessau e a Berlino e qui chiusa dal nazismo nel 1933.
Gli artisti del Bauhaus, tra cui Kandinsky e Klee, credevano nella libertà dell’espressione artistica, nel valore educativo dell’arte e nella necessità di tradurla in forme e oggetti di uso quotidiano: da qui l’esigenza di un rapporto sempre più stretto tra progettazione e produzione, una concezione che sta alla base del moderno design.
Le sezioni della mostra documentano tutta la vicenda artistica di Hofmann, dalla permanenza al Bauhaus nel cui edificio tiene la prima mostra personale, negli anni ’30, al periodo trascorso al fronte e in prigionia in Russia (1940-1946) con una serie di preziosi acquerelli di intensa e struggente bellezza eseguiti sulle lettere inviate alla moglie e agli amici artisti.
Ci sono poi le opere che vanno dall’immediato dopoguerra, realizzate al suo ritorno dalla Russia in Turingia, in un clima di sofferenza a causa delle crescenti divergenze di ordine politico con la nuova classe dirigente comunista, a quelle realizzate nel 1950-1951 appena arrivato a Berlino Ovest dopo aver lasciato precipitosamente la Germania Orientale abbandonandovi ogni avere e la quasi totalità dei lavori.
Interessante anche la documentazione della sua attività nel campo del design (porcellane e ceramiche realizzate per le manifatture Hutschenreuther e Rosenthal), della grafica (xilografie e litografie realizzate negli anni ’40) fino all’ultimo ventennio vissuto in Italia, a Pompeiana, piccolo comune della Riviera Ligure dove si era stabilito, come tanti altri prima di lui – basti pensare al soggiorno di Monet a Bordighera – attratto dalla luce e dalla bellezza del paesaggio.