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Fondazione Palazzo Ducale Genova
Presentazione del libro “La cultura è di tutti”
giovedì 23 gennaio 2025 ore 17.30, Sala del Minor Consiglio
Intervengono Paola Dubini, Ilaria Bonacossa e Maurizio Luvizone
Che cos’è la cultura? A chi appartiene? Come prende forma? Come distinguerla dalla moda e dal puro intrattenimento? Quale impatto stanno esercitando su di essa la rivoluzione digitale e l’intelligenza artificiale? Quale ruolo devono assumere i musei per rispettare al meglio il passato e valorizzarne l’eredità nel presente? Quando si parla di cultura e si compie lo sforzo di andare oltre gli slogan e i luoghi comuni, le domande sono così tante da farci smarrire ogni certezza.
Direttore del Museo Egizio di Torino e professoressa di Management all’Università Bocconi, Christian Greco e Paola Dubini si confrontano in un dialogo intorno al cuore pulsante della nostra società e della nostra storia, cercando di orientarsi tra passato, presente e futuro per arrivare a spiegare perché, in fondo, “La cultura è di tutti”. Una frase – quella che dà il titolo al libro appena edito da Egea – che potrebbe suonare ambigua, perfino demagogica, ma che rappresenta innanzitutto una forte assunzione di impegno e responsabilità verso il bene più prezioso che siamo chiamati non tanto a proteggere, quanto a vivere.
Certo, stando ai dati la realtà sembrerebbe ben diversa, almeno in Italia. Secondo Eurostat, il nostro è uno dei Paesi europei con i più bassi livelli di consumo culturale: un italiano su due non partecipa ad alcuna attività culturale, o perché si autoesclude o perché è escluso. Ma non solo: “vantiamo” anche una delle percentuali più alte di NEET, persone/giovani che non studiano, non lavorano e non cercano un’occupazione. E se una preoccupante percentuale di ragazzi decide di lasciarsi vivere e di limitare le proprie possibilità di crescita personale e professionale nel fiore degli anni, affermare che la cultura è di tutti può apparire davvero fuori luogo. Senza contare che le periodiche ricerche sulla solitudine mostrano come il gap fra i livelli di contatti umani attivati e quelli desiderati stia crescendo per tutte le fasce d’età, anche e soprattutto nei Paesi più interconnessi e con buoni livelli di benessere. La cultura sulla carta sarà anche di tutti, ma non soddisfa i bisogni di molti.
Greco e Dubini, tuttavia, provano a ribaltare la prospettiva. “A parte il fatto”, si legge nel saggio, “che moltissimi consumi culturali avvengono a titolo gratuito e che in parecchi casi la fruizione culturale non è tecnicamente un consumo, questo poco di consumo è lievito, è sale. Dobbiamo solo imparare a riconoscerlo. Il titolo di questo libro è un invito a considerare la cultura un’opportunità per tutti di allargare il proprio ambito di immaginazione”.
“Se sostituiamo all’espressione «bisogno di cultura» l’espressione «desiderio di cultura», i rischi di esclusione e di autoesclusione risultano ridimensionati. In una prospettiva economica questo cambio di ottica aiuta a considerare alcuni elementi di specificità della cultura, capaci di spiegare la difficoltà che essa incontra a essere capita e agita per quello che è: una risorsa di tutti e per tutti. Allo stesso modo, la
consapevolezza del valore della cultura deve portarci a condividere la responsabilità della sua importanza e lo sforzo di agirla, come pratica, come partecipazione, come conservazione e valorizzazione, come produzione, come consumo”.
Dal Signore degli Anelli a Taylor Swift, dai sarcofagi egizi ai reperti di Pompei, da Lucio Battisti a van Gogh, dalla pizza napoletana ai graffiti dei pixadores brasiliani, dal Colosseo alle piramidi di Giza, dalla pizza napoletana agli Nft: nel saggio, Greco e Dubini ci accompagnano tra opere d’arte e capolavori della letteratura, monumenti imponenti e tradizioni secolari, collezioni museali e reperti archeologici, creazioni di un singolo genio e produzioni industriali (o digitali), muovendosi sul confine sottile che circonda quello che definiamo come patrimonio culturale per individuarne i tratti comuni e, talvolta, metterne a nudo le contraddizioni.
Dalle riflessioni degli autori emerge come ciò che chiamiamo cultura sia uno spazio molto articolato e composito in termini di linguaggi, forme espressive, filiere e attori coinvolti, animati da finalità economiche e non economiche. Ed è uno spazio non necessariamente pacifico (la cultura costruisce ponti, certo, ma erige anche muri) o disinteressato (spesso la cultura ha un profondo legame con logiche commerciali), ma comunque rilevante in sé e anche da un punto di vista strumentale.
Da un lato, infatti, la cultura resta un terreno ideale di ricerca, sperimentazione, produzione e crescita intellettuale ed economica; dall’altro, attiva e accresce processi di varia natura, configurando il modo in cui ciascuno di noi è definito rispetto ai suoi simili e determina il proprio posto nella società. È attraverso questo dialogo costante e universale che la cultura riesce a parlare con ciascuno di noi: non serve aver studiato per essere stupiti, affascinati, turbati; semmai serve aver studiato per continuare a esserlo con consapevolezza crescente.
“La cultura è di tutti”, insomma, perché genera relazioni non completamente prevedibili. Chi si occupa di cultura e chi l’ha a cuore è quindi chiamato a costruire contesti sicuri, accoglienti e stimolanti, che permettano di orientare gli sguardi e i pensieri verso un possibile più “largo” con l’idea di proporre non concetti predigeriti, ma strumenti per sviluppare idee proprie e indipendenti su se stessi e sul mondo. A partire dalla conoscenza del passato e del presente, per poi costruire il futuro.
Edizioni Egea
Ingresso libero, fino a esaurimento dei posti disponibili