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Fondazione Palazzo Ducale Genova
Anna Ottani Cavina, professore emerito di Storia dell’Arte Moderna all’Università di Bologna, insegna alla Johns Hopkins University SAIS Europe.
Visiting professor a Yale, Brown e Columbia University, ha condotto lunghi periodi di ricerca presso il Getty Museum di Los Angeles, il Metropolitan Museum di New York, la National Gallery di Washington.
Ha fondato e diretto la Fondazione Federico Zeri.
È socio effettivo dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti.
Fra i suoi libri e cataloghi di mostre: Carlo Saraceni (1968), Il Settecento e l’antico (1982), I paesaggi della ragione (Einaudi, 1994), Felice Giani (1999), Paysages d’Italie (2001), Montagna, arte e scienza (2003), Geometries of Silence (Columbia University Press 2004), Granet, Roma e Parigi (Académie de France 2009), Federico Zeri, dietro l’immagine (2009), Terre senz’ombra. L’Italia dipinta (Adelphi 2015). Una panchina a Manhattan (Adelphi 2019).
Nel 2018, per il Palazzo Ducale di Venezia, ha progettato la mostra e curato il catalogo John Ruskin, Le Pietre di Venezia (Marsilio 2018).
Dal 1988 collabora alle pagine culturali del quotidiano “la Repubblica”.
Dal governo francese è stata insignita del titolo della Légion d’honneur (2001) e di Chevalier (1996) e Officier des Art et des Lettres (2011).
Arte e Rivoluzione
Jacques-Louis David (1748 -1825) è un caso eclatante di artista engagé: ha fatto politica in prima persona, votando alla Convenzione, nel 1793, la decapitazione del re.
Ma sono stati i suoi dipinti a funzionare come un detonatore, come “una chiamata alle armi”, per quella prerogativa, che è delle immagini, di trasmettere velocemente idee e messaggi, ma soprattutto per l’invenzione di un linguaggio radicalmente purificato, araldico, di straordinaria chiarezza e leggibilità.
Dal Giuramento degli Orazi, al Brutus, al Marat, alla Morte di Barras, David – sempre in scena dagli anni di Luigi XVI alla Rivoluzione, al Terrore, all’Impero – ha saputo proiettare sul presente un passato esemplare ed eroico sul quale plasmare i valori della storia. Perché i capolavori di David, se si fa attenzione alle date, non illustrano ma precedono la Rivoluzione (il Giuramento degli Orazi è del 1784). Interpretandone gli ideali, diventano il manifesto in cui riconoscersi.
La sua grandezza tuttavia è anche quella di proporre, negli stessi anni, modelli alternativi e complessi: l’etica austera di Sparta e la grazia alessandrina di Atene, la libertà e la bellezza, e forse una vaga e struggente necrofilia che alimenta il culto degli eroi immolati sugli altari della Rivoluzione.